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Chiellini e le amnesie di fronte ai pm che gli ricordano l’obbligo di dire la verità (Repubblica)

Il quotidiano propone il verbale del confronto. Tanti i “non ricordo” e i “prendo atto“ del difensore che ammette solo di fronte ai documenti

Chiellini e le amnesie di fronte ai pm che gli ricordano l’obbligo di dire la verità (Repubblica)
Db Reggio Emilia 19/05/2021 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giorgio Chiellini

Repubblica ricorda Giorgio Chiellini il 4 aprile davanti ai pm di Torino.

Gli chiedono degli accordi stretti tra la Juventus e i calciatori sugli stipendi, tenta di proteggere il club bianconero, condendo le sue risposte come testimone con ricordi poco precisi e qualche netto scivolone di memoria. Tornando a ricordare meglio di fronte ai documenti sfoderati dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello che cercano di metterlo all’angolo ricordandogli il suo obbligo di dire la verità.

Repubblica sottolinea che

i “non ricordo” e i “prendo atto” iniziano a diventare frequenti.

Dopo alcune chiacchierate “quello che è stato fatto è rinunciare a 4 mensilità per permettere alla società di respirare con la promessa, che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità”.

Parlare con i compagni però “non è stato facile, ognuno aveva la sua opinione, ma hanno accettato con la promessa che a stagione riniziata sarebbero stati ricompensati”. Ai pm che gli chiedono a quante mensilità avessero poi rinunciato, ammette “una”, e l’integrazione fu firmata a luglio. “Io avevo strappato il recupero di 2-3 mensilità anche se non avremmo ripreso”. L’accordo iniziale con la società però era che “avremmo rinunciato a 1-2 mensilità: una se avessimo ripreso il campionato, 2 se non fosse ripreso”. I pm gli ricordano l’obbligo di dire la verità, e gli chiedono: “Hai firmato qualche documento su questo accordo con il presidente?”. “No, ho firmato una grande stretta di mano”. Però poi il capitano ammette: “Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora”. I pm gli mostrano allora il “patto” da lui firmato il 28 marzo con Agnelli in cui tre dei quattro ratei sarebbero stati restituiti ai calciatori. Lo fanno di fronte al fatto che Chiellini continuava a ripetere che la rinuncia riguardasse solo uno o due stipendi. “Riconosco il foglio, la firma è mia, l’ho firmato a casa del presidente”.

Chiellini alla fine firma un contratto da ambassador con la Juve.

“Ero sempre stato in parola – aggiunge il calciatore nell’interrogatorio – che una volta finita la carriera avrei fatto qualcosa in società, non potendo essere inquadrato come dirigente, il modo migliore per avere un contratto societario era quello dell’ambassador”. L’accordo raggiunto fu di “Un milione e mezzo netti in tre anni. Di cui 500 mila circa erano le due mensilità differite”.

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