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Gazzetta: Trentalange è responsabile ma anche la Figc di Gravina lo è

«Attenzione a non considerarlo il solo colpevole di questa situazione imbarazzante. È lecito chiedersi perché la Figc non sia intervenuta prima»

Gazzetta: Trentalange è responsabile ma anche la Figc di Gravina lo è
Firenze 11/11/2020 - amichevole / Italia-Estonia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

 

Il caso Trentalange deferito dalla Procura Figc per la vicenda D’Onofrio. Il capo degli arbitri ha detto che non intende dimettersi, è accusato – quantomeno – di omesso controllo. In realtà si parla apertamente di favoritismi, di rapporti di amicizia tra D’Onofrio e Trentalange. Ma, secondo la Gazzetta, non è il solo. Anche la Federcalcio di Gravina avrebbe dovuto sorvegliare e sovrintendere. Dov’era. Ecco il corsivo della Gazza sul punto.

Le accuse contenute nell’atto di chiusura indagini sul caso D’Onofrio, prodotte dal procuratore federale Chiné, aprono uno squarcio preoccupante sull’Aia, sulla scelta degli uomini che la compongono, sulla gestione interna di equilibri e regole. Le domande senza risposta sono tante, una su tutte: com’è possibile che il ruolo di procuratore capo dell’Associazione italiana arbitri sia affidato a un uomo condannato in via definitiva a 32 mesi per la detenzione di 44 chili di droga, nominato addirittura mentre sta scontando la pena? Trentalange è responsabile quanto meno di omesso controllo: le dimissioni dalla presidenza dell’Aia – che non darà – sarebbero una mossa opportuna, o forse sono l’unica possibile. Attenzione, però, a non considerarlo il solo colpevole di questa situazione imbarazzante. Se Trentalange non è stato vigile, chi doveva vigilare su di lui? Va bene che l’Aia ha «autonomia operativa e amministrativa», ma agisce nell’ambito della Federcalcio. E quindi è lecito chiedersi perché la Figc non sia intervenuta prima.

Qui le parole del ministro Abodi sul caso D’Onofrio e le mancate dimissioni di Trentalange.

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