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Alcaraz: «Al Roland Garros facevo fatica a reggere la pressione, non mi divertivo più»

Il 19enne prodigio si apre a La Stampa. «Per me la cosa più importante è divertirmi in campo. Godermi il tennis. Se non mi diverto, le cose non girano»

Alcaraz: «Al Roland Garros facevo fatica a reggere la pressione, non mi divertivo più»
archivio Image Sport / Tennis / Carlos Alcaraz / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY

Carlos Alcaraz intervistato da La Stampa. Che lo presenta come il più giovane numero uno della storia. A 19 anni ha già vinto il suo primo slam. È il nuovo simbolo della scuola spagnola, una vera e propria “bottega d’arte”.

Il segreto di un successo precoce.

«Per me la cosa più importante è divertirmi in campo. Godermi il tennis. Dicono che sorrido sempre, ma non è qualcosa di forzato, mi viene naturale. Se non hai passione per quello che fai, a certi livelli non ci arrivi».

La sconfitta al Roland Garros.

«Mi sono accorto che non sorridevo più. Facevo fatica a reggere la pressione delle attese che tutti nutrivano nei miei confronti. Ne ho parlato con il mio allenatore, e abbiamo concluso che quando non mi diverto, le cose per me non girano bene. Sono dovuto ripartire da lì».

E a New York in settembre Alcaraz è rinato vincendo gli Us Open. Ma a Sinner nei quarti ha dovuto anche annullare un matchpoint: che cosa ha pensato in quel momento?

«A come dovevo giocarmi il punto. Se lo vincevo, okay. Altrimenti sarei andato a rete a stringere la mano a Jannik. È stata una delle migliori partite della mia carriera, un match equilibratissimo. Potevamo vincerlo entrambi».

Alcaraz contro Sinner: è la rivalità del futuro?

«Di giovani contro cui penso di giocare grandi partite ce ne sono tanti, e Jannik è sicuramente uno di loro. Aggiungerei Felix (Auger-Aliassime), Tsitsipas, Zverev, Medvedev, Tiafoe».

Ad Amburgo ha perso in finale con Musetti: Lorenzo può seguire le sue orme?

«Ha il fisico e le qualità per fare il salto di qualità. E i risultati lo dimostrano. Con lui e gli altri italiani vado d’accordo, con Jannik siamo amici. Italiani e spagnoli si assomigliano molto»

Djokovic e Nadal sono al tramonto?

«No, l’anno prossimo mi aspetto che siano ancora lì, a lottare per chi vince più Slam. Sempre ad altissimo livello».

Dopo il ritiro di Federer che tennis ci aspetta?

«Negli ultimi anni è diventato sempre più veloce, i giocatori dal punto di vista atletico sono migliorati enormemente. Sarà un tennis molto fisico, ma credo che prima o poi bisognerà rendere più lente le superfici».

Suo nonno le ha insegnato a giocare a scacchi: è bravo come a tennis?

«Me la cavo, ma sulla scacchiera sono molto meno forte che sul campo»

Come Nadal è tifoso del Real Madrid: a calcio qual è il suo ruolo?

«Laterale d’attacco. Mi piacciono Cristiano, Vinicius, Rodrygo. E Benzema, ovviamente».

Che tipo è lei fuori dal campo?

«Quello che sembro: un ragazzo semplice, sorridente, sempre allegro. Mi piace giocare a golf o starmene a casa con la famiglia e i miei amici, l’importante è avere qualcosa da fare. Tante cose sono cambiate nella mia vita, soprattutto l’attenzione dei media, ma io sono rimasto lo stesso».

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