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Sarri: «L’ammonizione di Milinkovic? Se dico cosa penso, mi danno sei mesi di squalifica»

Salterà il derby. Il tecnico: «In cinquant’anni mai visto una roba del genere, è lui che gioca il pallone. Non è nemmeno fallo, altro che giallo»

Sarri: «L’ammonizione di Milinkovic? Se dico cosa penso, mi danno sei mesi di squalifica»
As Roma 27/10/2022 - Europa League / Lazio-Midtjylland / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Maurizio Sarri

Maurizio Sarri dopo la sconfitta in casa della Lazio 1-3 con la Salernitana. Avevamo immaginato che parlasse del terreno di gioco o dell’Europa League, ci siamo sbagliati: ha parlato dell’arbitraggio.

«È stata una Lazio diversa dal solito solo dopo il gol dell’1-1. Prima abbiamo fatto una buona partita, l’avevamo presa  completamente in mano negli ultimi venti minuti del primo tempo. Poi il pareggio ci ha colti del tutto impreparati, forse l’avevamo data per vinta. Dopo il gol di Candreva abbiamo avuto una reazione confusionaria, perso ordine e tutti i nostri equilibri.

Sarri: «La partita è cambiata per l’1-1, non nella fase iniziale del secondo tempo, l’arbitraggio non ha contribuito a tenere serena la partita, ma bisogna avere la forza di andare oltre a tutto questo.

L’ammonizione di Milinkovic è stata generosa.

Non era neanche fallo, non è che sia generosa. La palla l’ha giocata Milinkovic, è l’altro che è entrato in ritardo, sono cinquant’anni che sto a giro, una roba del genere non l’aveva mai vista, mai visto ammonire uno che gioca con la palla in possesso.

Se ti dico quello che penso di questo episodio, mi danno sei mesi di squalifica.

Milinkovic salterà il derby.

«Prima dobbiamo pensare a metterci posto, a riordinare le idee, ripartire. Non so come fare, prima devo andare in Olanda e pensare alla qualificazione e poi penserò al derby».

In settimana la Gazzetta aveva scritto così della Lazio e di Sarri:

“La Roma laziale ha un nuovo profeta. Maurizio Sarri ha conquistato proprio tutti nel mondo biancoceleste. Piace il suo calcio, bello e produttivo, piace il suo modo di approcciarsi alle cose e alla gente. Piace, anche, il suo essere diretto, al limite dello scontroso. Piace infine (e soprattutto) il regalo che sta dando ai tifosi laziali: quello di tornare a sognare traguardi ambiziosi”.

Anche con Inzaghi la Lazio si era ritrovata ai piani alti della classifica, ma il calcio di Sarri, così come la sua Lazio, assomigliano più a quella di Maestrelli, che vinse il primo scudetto biancoceleste, negli anni 70.

«Piace ai laziali perché è spontaneo, perché ha un modo di fare che i tifosi biancocelesti sentono loro e perché sa
toccare le corde giuste. Da questo punto di vista è proprio l’allenatore ideale per la Lazio, così come Mourinho lo è per la Roma, mentre a mio parere i due tecnici non funzionerebbero se si scambiassero le panchine. Lui e mio padre si assomigliano per il tipo di calcio fatto praticare alle loro squadre, ma anche per i caratteri. È vero, all’esterno mio padre appariva più tranquillo rispetto a Sarri che spesso è invece polemico. Ma dentro sono molto simili».

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