A “Calcio e neoliberismo”. «Il neoliberismo può generare fenomeni come quello del Belenenses, in Portogallo: lì c’è stata una scissione tra club e società per azioni»
Al convegno «Calcio e neoliberismo» è intervenuto Pippo Russo, sociologo, saggista, giornalista e scrittore che studia il calcio. E per raccontare il rapporto tra il calcio e le trasformazioni del mercato, in particolare con l’economia neoliberale, ha raccontato la storia del Belenenses, il club portoghese che si è additittura scisso: da una parte la società per azioni, dall’altra il club. È una scissione che in Italia facciamo fatica addirittura a comprendere.
In Italia c’è un deficit di cultura comunitaria e identitaria del tifo. Io studio molto attentamente la realtà portoghese, perché ritengo che sia esemplare di tutti i processi di finanziarizzazione del calcio. Quando devo dare l’idea di questo deficit di cultura democratica e partecipativa dei tifosi in Italia porto sempre il caso del Belenenses, la terza società calcistica di Lisbona.
La frattura.
Da qualche anno a questa parte si è creata una frattura, una guerra, tra il Belenenses S.p.A. e il Belenenses club: ma qual è la differenza, direte voi? È una differenza che in Italia non percepiamo e altrove percepiscono benissimo. Tutto parte dal fatto che il Belenenses è stato acquistato da un fondo d’investimento controllato da un ex faccendiere vicino al governo socialista di Socrates, che ha spinto per la trasformazione del Belenenses stesso da associazione civile (che è la formula tipica iberica) che prevede la partecipazione dei tifosi come piccoli azionisti (modello che oltre una certa crescita economica non funziona più) a società per azioni, passando sotto il controllo di un investitore esterno. Da quel momento si è aperta una frattura insanabile tra il club come fenomeno di partecipazione popolare e la proprietà, la società per azioni.
Bisogna controllare l’impatto del neoliberismo sul calcio, soprattutto con l’arrivo dei fondi.
Ebbene, questa frattura è arrivata a un punto tale che le due entità si sono scisse: il Belenenses club è una realtà a sé stante ed è andata a competere nei campionati dilettantistici; la società per azioni è stata diffidata dall’usare lo stadio, i simboli del club, addirittura il nome. C’è una differenza incredibile con l’Italia: i tifosi lì sono rappresentanza del calcio come fenomeno partecipativo e democratico, non una massa che attende il mecenate. Dobbiamo controllare – non demonizzare – l’ondata neoliberista, prepararsi, specie con l’Italia che sta diventando terra di conquista per i fondi nordamericani, coi club ridotti in una situazione in cui non sono più in grado di produrre valore.