Il Napoli che mi piace è quello dei minuti dopo il gol di Pedro: mi è sembrato che non potessimo fare altro che vincere. Non so il perché. Bello, però.
Se ci mettiamo alle spalle di Fabián nel momento esatto in cui sta per calciare – quello che ormai è diventato un proverbiale modo di tirare: dal limite, con un leggero effetto a uscire, che poi rientra, molto potente, molto preciso, molto naturale – stiamo in un’attesa molto simile a quella che viviamo seduti nel nostro posto di mare preferito mentre il sole cala, o, se il posto è un altro, mentre sorge. Seduti, davanti al mare, la linea dell’orizzonte che cambia colore, che si sposta, la schiena del numero 8, la coordinazione, il piede sinistro che impatta il pallone, il pallone che sfiora l’erba, si avvicina rapidissimo alla porta, sfiora il palo ed entra, il sole che comincia a calare sull’acqua (o che sorge), che scende lentamente (o sale a poco a poco), e all’improvviso piomba nell’acqua (o te lo ritrovi in cielo). Gol.
Se ci mettiamo dietro la porta stiamo dentro un’altra prospettiva, quasi non vediamo il piede calciare (eppure ha calciato), poi la sfera arriva velocissima, rotea, l’effetto qui si vede, e pare stare più a destra del palo, perciò fuori, senonché la rotazione la fa rientrare – che meraviglia – precisamente accanto al palo, in fondo alla rete. Anche da qui, da questa parte dell’orizzonte, il sole è tramontato o è sorto, fischio finale, primi in classifica, andiamo a bere qualcosa.
Napoli quanto è lontana dall’Europa? Ancora parecchio se pensiamo a giovedì scorso, a un’ora di volo se pensiamo a un viaggio. Giovedì sera abbiamo visto una squadra – ingenua e davvero poco consistente – sparire davanti a uno dei Barcellona più mediocri di sempre. Ovvio, i catalani hanno giocato benissimo, sì, ma perché? Hanno giocatori forti più dei nostri, hanno un allenatore bravo, ma non sappiamo ancora se sia più bravo di Spalletti, ma non basta: hanno dominato perché loro sono il Barcellona e il Napoli no, loro avevano in testa di prendersi il turno, il Napoli no. Il Napoli è sparito, avrei preferito prendere comunque 4 gol ma aver fatto tremare il Barça almeno per 10 minuti, invece niente. Certo, non avrebbe ragione nemmeno più Lucio Dalla col suo Milano vicina all’Europa se si fosse guardato l’Inter con il Liverpool. Vabbè.
Il Napoli è primo – virtualmente, l’Inter ha sempre una partita da recuperare – che significa? Al momento tutto e niente, certo è bello giocarsela, in questo corollario di occasioni buttate al vento che le prime tre in classifica hanno collezionato. Il campionato è strano, bello è un’altra cosa. Bella partita è Chelsea–Liverpool di domenica pomeriggio, li vedi correre e pensi che in Italia si passeggi.
Fino a un certo punto della partita, quasi tutti i calciatori di Lazio e Napoli avevano scambiato un sorriso con l’arbitro, cosa che mi ha fatto sospettare uno 0 a 0, poi per fortuna Insigne ha calciato molto bene dal limite e nessuno ha più sorriso al direttore di gara.
Ritornando all’Europa, si vede che Pedro ha giocato a livelli che le squadre di Sarri e Spalletti al momento si sognano. Pedro era l’unico che poteva avventarsi su quella palla in maniera così feroce, altra scuola, altro livello. Infatti, alla sua età, pare correre ancora più degli altri.
La Lazio ha giocato meglio del Napoli, soprattutto nel primo tempo, nel secondo no. Le occasioni bisogna trasformarle, e anche il Napoli ne ha fallite un paio incredibili, la Lazio almeno tre. Il Napoli che mi piace è quello dei minuti dopo il gol di Pedro, non so cosa sia parso agli altri, ma a me è sembrato che non potessimo fare altro che vincere. Non so il perché. Bello, però.
Zaccagni era un calciatore da prendere, costava pure poco. Ogni tanto lo ribadisco.
Al gol di Fabián ho esultato, lo ammetto, di solito non lo faccio mai, al massimo sorrido, ma è stato un gol importante. La vittoria dell’andata è stata divertente, questa è stata bellissima.
Desideri:
Che Elmas diventi meno frenetico.
Che Insigne giochi così fino alla fine della stagione.
Che Di Lorenzo riposi una partita (dopo il Milan però).
Che Spalletti la smetta di camminare come mio cognato, altrimenti ogni volta mi viene da dire: Vicié, liev’ a Politano.
Che Politano diventi più preciso (questo è difficile, lo so).
Che Osimhen prenda meno capate.
Che Hysaj resti dove sta.