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Niente alibi. Ma giocare senza otto titolari non è uno scherzo, all’Inter piangono per Brozovic e Bastoni

Il Napoli di Maradona ne pareggiò tante di partite così. Si è persa la memoria. Ci sarebbe da preoccuparsi per gli infortuni muscolari e i secondi tempi in calo

Niente alibi. Ma giocare senza otto titolari non è uno scherzo, all’Inter piangono per Brozovic e Bastoni

È giusto non rifugiarsi negli alibi, tutto quel che abbiamo sempre detto del piangersi addosso. Lo riconfermiamo. Ma, allo stesso tempo, non bisogna neanche negare la realtà. Il Napoli a Cagliari ha giocato la peggior partita della stagione, la squadra di Mazzarri avrebbe meritato di vincere. Lo ha riconosciuto con onestà e senza difficoltà lo stesso Spalletti. Detto questo, non possiamo non considerare che il Napoli è andato a Cagliari con una formazione ampiamente rimaneggiata. Senza sette calciatori che possiamo considerare titolari, certamente di prima fascia, e che quasi subito ha dovuto rinunciare a Di Lorenzo calciatore inamovibile in questo Napoli. In totale sono otto.

Il Napoli a Cagliari ha giocato senza il centrocampo titolare. Senza Anguissa. Senza Fabian. Senza Lobotka. Demme è un panchinaro, si può dire senza offendere nessuno. Ha giocato pochissimo. E Zielinski in mediana ha giocato altrettanto poco. Non avevamo ali perché erano tutte infortunate: Lozano, Politano e Insigne. La rosa del Napoli è profonda e quindi Spalletti ha potuto schierare una coppia d’attacco comunque dignitosa: Mertens-Petagna. Ma si trattava comunque di una formazione rimaneggiata.

A Milano, fronte Inter, dopo essere stati presi a pallate in casa dal Sassuolo, hanno avviato una campagna di propaganda che ha progressivamente trasformato Brozovic e Bastoni in Pirlo e Maldini. E loro di assenti ne avevano due, e non hanno neanche idea che cosa voglia dire giocare settimane e settimane senza un numero di titolari che varia da cinque a sette.

C’è poi da sottolineare un altro aspetto che sta passando in cavalleria: il Napoli ha pareggiato la partita. Non l’ha persa. È finita 1-1. Osimhen è entrato e ha segnato. Per noi nostalgici, il risultato finale conta ancora qualcosa. Perdonateci.

È una perversione contemporanea quella secondo cui a ogni partita bisogna dominare l’avversario e sommergerlo di gol. Come se l’altra squadra non esistesse. Andrebbe ricordato che il Napoli di Maradona – di Maradona eh – di partite simili ne ha pareggiate con la pala. Che avremmo meritato, strameritato di perdere. Si è persa la memoria. O forse allora il calcio era diverso. I tifosi erano più sempliciotti. Si guardava il risultato e si sorrideva o ci si amareggiava a seconda dell’esito finale. Non si stava a spaccare il capello, se non nei bar. Successe tante di quelle volte, a Cremona, al Flaminio contro la Roma, a Lecce, e tante altre ne dimentichiamo.

Il Napoli ha certamente giocato male a Cagliari. Ma ha giocato senza otto giocatori importanti, senza i tre centrocampisti più importanti, senza tre esterni d’attacco, senza il calciatore più forte. E il portiere ha commesso anche un infortunio. C’è da preoccuparsi per la prestazione di Cagliari? È presto per rispondere. C’è più da preoccuparsi per il record di infortuni muscolari e per gli ultimi secondi tempi in cui la squadra sembra averne meno del primo. Qualche domanda da porre riguarda la preparazione atletica. Ma su questo l’ambiente tace. Se avessimo un preparatore atletico con metodi di lavoro stranieri, allora sì che sarebbe scatenato l’inferno.

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