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Il Napoli ha un problema di leadership, le parole di Ghoulam lo spiegano bene

«Non è un problema di quest’anno, è già successo. E’ una cosa nostra, dei calciatori». Il Napoli si fece sfuggire il treno Ibrahimovic, è quella la lacuna da colmare

Il Napoli ha un problema di leadership, le parole di Ghoulam lo spiegano bene
Db Milano 19/12/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Zlatan Ibrahimovic

Insomma, ci risiamo. Che te ne fai di Giano Bifronte, di Omero e della mitologia, a cosa serve leggere Euripide, Eschilo o Sofocle, quando ogni giorno hai davanti un’entità che si trasforma e si rigenera, che ti fa esaltare e poi deprimere, sognare e poi fare incubi, un essere mitologico dal nome “Napoli”? Sì, perché ancora una volta siamo stati capaci di passare in poco tempo dall’impresa (Milano) al dramma sportivo (Spezia).

Non c’è pace per i tifosi partenopei: rassegnatevi, rassegniamoci, perché questo è. O chest’è, per essere più diretti. Anni d’Oro a parte, è sempre stato così. Alti e bassi, picchi e fondi. Certo, il Napoli è da anni consecutivi in Europa ed ha scritto pagine calcistiche memorabili negli ultimi tempi. Il luogo d’appartenenza, ossia l’Europa che conta, è alla portata di questa squadra. Ma al momento, questo è. Lo fa capire Ghoulam, al termine della partita persa con lo Spezia: “Non è un problema di quest’anno, è già successo. E’ una cosa nostra, dei calciatori”.

Sagge parole, Faouzi. Analisi lucida di un giocatore che avrebbe continuato a fare la differenza, maledetti infortuni. Se il problema risiede nel calciatori, nel gruppo squadra, (e lo dice uno che fa parte del Napoli da anni), vuol dire che qualcosa non va proprio li dentro. Già, ma cosa? A mio parere, a questa squadra manca un leader carismatico ed esperto. Non è una questione di fascia da capitano, Reina era più leader di quanto non lo sia oggi Insigne. E lo era perché dal Barcellona e dal Liverpool portò in dote esperienza, carisma, saper comunicare, saper parlare ai compagni (anche in più lingue, aspetto fondamentale per i rapporti con i calciatori stranieri). Gli iper critici dicevano che tra i pali aveva qualche limite, ma il focus non è l’aspetto tecnico, bensì la dote che portava nello spogliatoio, durante gli allenamenti o nel corso delle partite. Per intenderci, un carisma che anche un arbitro avverte.

Quando arrivò Rafa Benitez, la società ebbe il grande intuito di seguire (forse non fino in fondo) le indicazioni di un tecnico di spessore internazionale. Via chi aveva dato di tutto e di più con Mazzarri, dentro gente nuova ed esperta. Il salto di qualità (e di immagine) fu importantissimo e ancora oggi Koulibaly e Mertens sono mezza spina dorsale di questa squadra.

Con il post Sarri sembrava tutto pronto per rivivere quanto fatto con Benitez: dentro Ancelotti, via chi aveva dato di tutto e di più con il Comandante Bianco-AzzurroNeroCeleste. Forse, il peccato originale di questo Napoli è nel non aver rifondato come si fece con Benitez. Certo, le campagne acquisti/cessioni ci sono state ma non hanno portato il Napoli ad alzare l’asticella degli obiettivi. Zona Champions prima, zona Champions adesso. Lo scorso anno, addirittura “solo” Europa League con la mortificazione di Napoli-Hellas Verona. Le parole di Zlatan Ibrahimovic (“Vidi un documentario di Maradona e decisi di provare a fare quello che ha fatto lui: vincere lo scudetto a Napoli. Era tutto fatto, poi De Laurentiis cacciò Ancelotti. Allora andai al Milan”) sono l’esatta allegoria del treno giusto, quello da prendere, ma che perdi per pochi secondi. E magari osservi anche quel treno andar via lentamente dalla stazione, ascolti il suo rumore sui binari, così hai anche tutto il tempo per pensare a cosa sarebbe stato se l’avessi preso. Ibra, per il Napoli, è quel treno. È la gestione in campo di Napoli-Empoli e Napoli-Spezia, è il carisma, è il leader, parla le lingue, sa relazionarsi, gli piace l’ambiente, sa comunicare. Non è, ripeto, una questione squisitamente tecnica – anche se Ibra continua a far goal, ricordiamolo – ma è una plausibile risposta al quesito iniziale di Ghoulam. A gennaio, ove possibile, il Napoli investa in esperienza più che sulla tecnica.

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