Stanchezza e rotazioni, turnover e varianti tattiche. La prima associazione nomi-parole che viene in mente non può essere che José Maria Callejon. Lo spagnolo è lo stakanovista assoluto della stagione del Napoli: 27 partite di campionato giocate su 27, solo tre dalla panchina e tutte nelle prime cinque giornate di cantiere aperto. L’ultima partita di Serie A in cui Callejon è entrato a gara in corso è Carpi-Napoli del 23 settembre scorso. Una vita fa.
Se per tutti gli altri l’Europa League ha rappresentato un possibile momento di pausa e di ricambio, per Callejon non c’è stato verso: nel girone di qualificazione, sei partite su sei (quattro da titolare e due ingressi a gara in corso) più l’andata del Madrigal contro il Villarreal. Nel ritorno, la prima partita realmente e completamente saltata in stagione. Al novantesimo, gli esterni del Napoli erano ancora gli stessi del primo minuto, Insigne e Mertens.
Ripartiamo proprio da lì. Da quella partita, da quell’accoppiata Mertens-Insigne che in qualche modo rappresenta la soluzione più audace tentata da Sarri per cambiare un po’ il suo Napoli. La scelta del tecnico azzurro va ovviamente contestualizzata: partita in cui devi segnare per forza almeno due gol, tra l’altro contro una squadra organizzata e dall’ottima fase difensiva. La coppia di folletti è stata la mossa un po’ a sorpresa per tentare di destabilizzare il Submarino, per cercare di dare una vivacità diversa all’attacco azzurro. Quanto sarebbe praticabile, e sostenibile, una scelta del genere in campionato? In molti se lo chiedono, ce lo siamo chiesti anche noi, perché se ne parla. Cioè, sembra uni’ipotesi percorribile già per domani sera, contro il Chievo, per cercare di cambiare verso a un periodo un po’ così a livello di risultati.
Chiariamoci subito, però: dire che Callejon è un problema, già solo pensarlo prima anche di arrivarci, è assolutamente una bestemmia. Perché lo spagnolo, al di là della retorica sulla fase di non possesso che poi tanto retorica non è (37 interventi difensivi totali in 27 giornate di campionato, da esterno destro d’attacco), Callejon è perfetto anche come interpretazione offensiva del suo ruolo: se da una parte c’è Insigne che ricama e rifinisce, dall’altra parte c’è Callejon che chiude il cerchio degli inserimenti. Una sorta di perfetto bilanciamento, di fruttuosa compresenza. Callejon avrà anche segnato di meno rispetto all’anno scorso (ma neanche tanto: 9 gol totali tra Serie A ed Europa League), ma permette al Napoli di “sbilanciare” il campo verso il lato con i giocatori più dotati (Ghoulam-Hamsik-Insigne: la catena di sinistra del Napoli vale il 40% delle azioni offensive azzurre) e poi di servire il pallone in avanti e trovare sempre un inserimento. Il suo.
Poi però c’è l’altra faccia della medaglia: le difficoltà quando, per motivi di necessità o bravura della squadra avversaria, il Napoli è costretto ad attaccare anche a destra. Callejon, allora, diventa un calciatore “normale” perché prevedibile palla al piede: pochi dribbling (appena 0,3 a partita), e, soprattutto, pochi passaggi chiave nella costruzione di occasioni: 6 assist e 33 key passes, per un totale di 39. Hamsik e Insigne, tanto per capire, sono a quota 61 e 50. Ecco che allora, l’idea di schierare Mertens insieme a Insigne (e viceversa) diventa un’eventualità praticabile, soprattutto in gare dallo sviluppo già segnato, con la squadra avversaria chiusa nella sua metà campo e che sa già quanto il lato forte del Napoli sia quello sinistro, per caratteristiche più che per qualità in valore assoluto degli interpreti.
Mertens, ferme restando le ataviche difficoltà a risultare dentro il match anche quando parte dall’inizio, sa essere decisivo in maniera diversa rispetto a Callejon: meno sacrificio in fase difensiva, chiaro, ma pure la capacità di tenere il pallone largo a destra e di giocarlo con maggiore imprevedibilità. Lo dicono i numeri: 1302 minuti giocati in stagione per 8 gol e 5 assist totali, più una media di 1,5 dribbling a partita e 27 occasioni create tra assist e key passes. Un’altra cosa, ma nel senso letterale del termine. Diciamolo in soldoni: con Mertens al posto di Callejon, il Napoli è una squadra che in fase offensiva diventa imprevedibile anche a destra ma che, ovviamente, paga qualcosa in fase difensiva.
Qui ci si gioca la partita. Non quella contro il Chievo, ma quella delle decisioni e delle alternative. Sarri ha la possibilità di dare una svolta tattica al suo Napoli. Anzi, ci ha già provato con il Villarreal, e non è arrivato (almeno) ai supplementari solo per un cross sbagliato che è finito in porta. Riproporre un esperimento già visto in passato durante l’era Benitez, seppur con tutti i fondamentali distinguo del caso, potrebbe rappresentare una novità importante in vista del rush finale per il titolo. Un’alternativa importante, sebbene rischiosa, per cerare di risolvere due casi: un gol che fa fatica ad arrivare e la mancanza di un vero sostituto di Callejon. Forse, gli unici due veri problemi del Napoli.