Forse Anguissa è più forte di Bakayoko. Spalletti vince anche senza cravatta. A me Dazn non salta, proprio a me che non le guardo
Qualche giorno fa mi hanno scritto (su Twitter) che Gattuso dovrebbe denunciarmi (pure al Napolista, mica solo a me, ci mancherebbe) perché l’ho definito un incapace. Ma veramente? Incapace è quasi un complimento, c’è qualcosa di più sottile dietro Gattuso, il suo modo di apparire onesto e lottatore, di ribadire continuamente la sua onestà. Un onesto mica lo va dicendo in continuazione. In ogni caso non ha più importanza, come spiegavo a chi mi voleva denunciato: sono opinioni, gusti, pareri, perciò ribadisco: Gattuso – che è stato un grandissimo centrocampista – è un allenatore scarso, e che fortuna per la Fiorentina non averlo preso. Questa spero sia l’ultima volta che nominerò Gattuso in questa rubrica, che è di natura giocosa invece Ringhio mi rattrista.
In questo momento – ripeto in questo momento – forse Anguissa è più forte di Bakayoko. Grazie per aver portato in squadra questo grande giocatore. Ho una domanda: Ma come hanno fatto in Premier a non prenderlo? Stava per andare a giocare nella seconda divisione, meno male.
“«Sognami», disse il sogno.”. Lo scrive Michele Mari nel suo libro appena uscito: Le maestose rovine di Sferopoli (Einaudi). Sognami, disse il Napoli, e noi sogniamo, perché il sogno è bello, e poi contiene sempre alcuni elementi di realtà, tipo i quattro gol di ieri sera, tutti belli, se non bellissimi. Gioca, dissero gli appassionati al Napoli, e il Napoli giocò. Vinci, aggiunsero con tono di voce più tiepido, e il Napoli vinse. Continua, ancora più piano, sottovoce, e il Napoli: ci proveremo, disse.
Mi dispiace quasi dover dire che a me Dazn non è saltato nemmeno una volta. Mi direte: ma proprio tu che non guardi le partite? E che devo dirvi? Si vede che Dazn non ci crede e vuole che io le guardi.
L’azzurro limpidissimo del cielo sopra Venezia di questa mattina ci dice molte cose, ma è anche lo stesso di numerose altre mattine. I simboli li facciamo noi, perciò, osservandolo dalla mia finestra socchiusa, ché l’aria è rinfrescata, decido che l’azzurro è un omaggio al Napoli. La mia amica Arianna che però è doriana e vive non troppo distante da casa mia, e perciò ammira lo stesso azzurro, se dovesse decidersi a farne un simbolo di certo si terrebbe distante dal calcio.
Quanto è bravo Spalletti, che però ha abbandonato la cravatta. Come l’avranno presa i miei amici che adorano il genere “allenatore incravattato”? Non ci interessa. Io sostengo che l’abbigliamento dell’allenatore non conti un fico secco, la sua preparazione sì, e se vince può sedere in panchina anche in accappatoio, per dire.
Spendo due parole su Insigne, che mi pare stia giocando molto bene, molto partecipe al gioco, anche in fase difensiva. Insigne crede in Spalletti e in questo gioco, Spalletti crede in lui, entrambi credono in Koulibaly, noi cominciamo a credere in Osimhen. Amen, dài.
«Siamo solo una squadra di calcio», afferma l’allenatore e ha ragione. Bene allontanare almeno un pochino la retorica che sempre ci accompagna (e che qualche volta ci condanna), del resto è solo pallone, lo dico sempre, e il pallone è collegato a un sacco di cose, il tessuto è attraversato da armonie sotterranee che dobbiamo preservare, stando il più possibile sulla partita. Quanto è bello il campo, la palla che scivola, i sinistri di Fabián e di Zielinsky che, imparabili, si infilano.