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«Nessun voyeurismo nelle riprese tv delle atlete. Non si può ignorare lo spettacolo del corpo»

La Stampa intervista lo storico regista Rai sport Nazareno Balani: «Le inquadrature sono standard. Il MeeToo e l’allargamento ai paesi arabi pongono questioni che una volta non c’erano»

«Nessun voyeurismo nelle riprese tv delle atlete. Non si può ignorare lo spettacolo del corpo»
Roma 06/06/2019 - Iaaf Diamond League Golden Gala / foto Andrea Staccioli/Insidefoto/Image Sport nella foto: Caterine Ibarguen

Le atlete olimpiche del beach volley si lamentano delle inquadrature tv che indugiano troppo sui loro corpi in bikini. Gradirebbero meno inquadrature sui dettagli del corpo. Tanto che il capo del broadcasting olimpico, Yiannis Exarchos, ha attivato un confronto con le tv che hanno i diritti televisivi di Tokyo 2020, racconta la Stampa.

«Vorremmo passare dal sex appeal allo sport appeal, mettere al centro della scena il gesto tecnico e tutto quello che lo rende immortale. Va ripensato il modo di proporre l’evento».

Il quotidiano oggi intervista, sul tema, Nazareno Balani, storico regista Rai dello sport. E’ andato in pensione dopo Rio 2016, ma collabora ancora con le federazioni di atletica e motonautica.

«Non credo che ci sia voyeurismo nelle riprese delle atlete. Piuttosto, credo che le nuove sensibilità di movimenti come il MeToo, ma anche l’allargamento ai paesi arabi della platea televisiva, pongano questioni che una volta non c’erano, anche perché le inquadrature nello sport sono abbastanza standard. In realtà, non è la prima volta che si fanno queste discussioni. Nel tennis, per esempio, è già successo e le proteste vengono da paesi islamici per la grande paura di mostrare corpi femminili esposti. E siccome il peso di questi paesi nel Cio è cresciuto, il problema si pone».

Sulle inquadrature tv sulle atlete, che negli anni si sono fatte sempre più strette:

«La tenuta sportiva è andata sempre più a stringersi, sia per motivi legati agli sponsor che danno le forniture e che più si guardano la loro merce e più sono contenti, e anche perché con il caldo le atlete più sono libere e più corrono o saltano. Bisognerebbe anche guardare gli uomini che sono anche loro più spogliati ma forse questo dà meno fastidio. La soluzione è facile, basta stare larghi e far vedere il meno possibile. Però si tradisce lo spettacolo che accompagna qualunque manifestazione sportiva. Dovrebbero fare solo primi piani e non figure intere o mezzi primi piani. Mi sembra come quando mettevamo le vesti alle statue, se mi si permette il paragone».

Continua:

«Io parto dal fatto che la gioventù che c’è alle Olimpiadi è di una bellezza straordinaria, gente ben nutrita, ben allenata, con muscoli e corpi perfetti che si fanno guardare».

Le atlete si lamentano che le telecamere indugiano più volentieri sui loro corpi che su quelli dei colleghi maschi.

«In queste Olimpiadi non ho notato grandi situazioni del genere, anche perché i giapponesi sono molto timorati e fanno una ripresa abbastanza standard. Certo, nei replay si va un po’ a stringere l’inquadratura. Poi, sicuro c’è un gran fermento nel mondo su questi argomenti e va cercata una regola. Nell’atletica, uno scavalcamento di una saltatrice in alto è uno spettacolo del corpo e la ripresa non può ignorarlo; non bisogna esagerare ma riprendere bene fa parte del movimento atletico».

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