Vince due volte un match sembrava già finito contro il polacco Hurkacz. Ha una solidità atipica per i nostri colori. Domenica, lui sul centrale e l’Italia a Wembley.
Matteo Berrettini scrive la storia dello sport e del tennis italiano. Per la prima volta, un nostro tennista va in finale a Wimbledon. E in semifinale ha dovuto vincere due volte. Perché il tennis è uno sport infame, il match si può riaprire quando meno te l’aspetti. E bisogna avere solidità mentale per sopravvivere a un terzo set perduto dopo aver dominato i primi due.
Berrettini ha battuto il polacco Hurkacz che non ha giocato per due set ma nel terzo ha estratto dal cilindro colpi d’alta scuola e ha meritatamente vinto il tie-break. Poi, ha cercato di innervosire l’italiano, prima esultando per un colpo bello ma che comunque ha avuto bisogno del net, e poi con un cambio scarpe piuttosto lungo.
Ma Berrettini non si è mai scomposto. È ripartito come se nulla fosse. Break in apertura di quarto set. Ace su ace. Ventidue alla fine. E via verso la finale. Umano il doppio fallo in apertura del game decisivo. Il punteggio finale: 63 60 67 64
Matteo è quanto di più lontano dallo stereotipo del tennista italiano che scomodò persino Nanni Moretti.
Così non ti vengono quelle spallucce vittimiste dei tennisti italiani, che perdono sempre per colpa dell’arbitro, del vento, della sfortuna, del net, sempre per colpa di qualcuno, mai per colpa loro.
Domenica pomeriggio, il tennista romano scenderà sul centrale di Wimbledon contro il vincente tra Djokovic e Shapovalov.
Prima di lui, solo Pietrangeli era arrivato in semifinale ma lui se l’era vista contro Rod Laver. Per i primi due set Hurkacz, che aveva battuto Sinner in finale a Miami, è parso la blanda fotocopia di sé, è sparito per tutto il secondo set che ha chiuso subendo lo stesso 6-0 che lui aveva osato rifilare a Roger Federer.
Berrettini va in finale a Wimbledon dopo aver vinto il Queens. Da erbivoro consumato. Oggi non ha avuto bisogno nemmeno di sudare. Ma le partite vanno sempre vinte. Nel tennis basta un niente per ritrovarsi sconfitti al termine di match che sembravano belli che chiusi. E nel finale, con l’avversario che era tornato su buoni livelli, ha mostrato solidità come sempre gli capita. Ben ancorato al servizio e al diritto.
È entrato nella storia e giocherà a Londra poche ore prima che la Nazionale italiana scenda in campo a Wembley contro i padroni di casa.