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Locatelli al Corsera: «Ho pianto per i colleghi morti»

Il presidente del Consiglio Superiore di sanità ha raccontato il suo anno di pandemia «La pandemia ci ha dato una lezione. Investire in sanità significa garantire che eventi così catastrofici»

Locatelli al Corsera: «Ho pianto per i colleghi morti»

Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di sanità, ha raccontato il suo anno di pandemia al Corriere della Sera, spiegando come è cambiata la sua vita e quella di tutte le persone da quando è cominciata la battaglia contro il coronavirus

A febbraio dello scorso anno Locatelli veniva convocato dal ministro Speranza per una riunione straordinaria sul virus, era solo l’inizio, nulla si sapeva di quello che sarebbe accaduto. Sono stati mesi difficili, spiega Locatelli

«Il giorno peggiore è stato il 27 marzo quando abbiamo toccato il picco dei decessi. E poi il 3 aprile, con i letti delle terapie intensive occupati come mai era successo prima».

«Il momento più bello è stato il 27 dicembre, giorno del “vaccine-day”. Il coronamento di 9 mesi di sforzi della ricerca, senza precedenti nella storia. Il primo grande raggio di luce che ci ha permesso di intravvedere all’orizzonte la normalità non più solo come un traguardo lontano»

La tristezza ha accompagnato questi mesi, ma mai la disperazione, perché c’è sempre stata grande fiducia nella scienza e nelle persone. Ma nonostante il suo rigore e la sua fiducia Locatelli ammette di aver pianto

«Pochissimi giorni fa ho perso, a causa del Covid-19, un amico e collega, il professor Giuseppe Basso di Padova, con cui ho condiviso la passione per provare a guarire un numero sempre più alto di bambini affetti da tumore. Tanti momenti trascorsi insieme mi sono tornati in mente. Sì, ho pianto».

Una delle lezioni principali che arrivano da questa tragedia riguarda l’esperienza e la contezza che investendo nella sanità si possono affrontare queste situazioni

«La pandemia ci ha dato una lezione. Investire in sanità significa garantire che eventi così catastrofici possano essere contenuti non solo in termini di vite perse, ma anche per attutire quanto più possibile il drammatico impatto economico e sociale»

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