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Il Napoli di De Laurentiis storicamente viene meno nei momenti chiave

Siamo di fronte a una fragilità consolidata, sin dai tempi di Mazzarri. E i black-out sono continuati con Benitez, Sarri e Ancelotti

Il Napoli di De Laurentiis storicamente viene meno nei momenti chiave
L'abbraccio al San Paolo tra Benitez e Mazzarri

Il Napoli è ormai definito da molti come una squadra fragile. Ma questa fragilità pare arrivare da lontano. È una sensazione purtroppo suffragata dai numeri di questi ultimi 10 anni, i migliori come risultati, quelli in cui il Napoli si è affermato definitivamente come squadra di vertice. Ma nei quali, nonostante i piazzamenti eccellenti, gli azzurri hanno vissuto sistematicamente dei periodi di blackout, anche negli anni migliori.

Vediamoli in dettaglio.

2010-11, anno II di Mazzarri

Alla 17ma giornata il Napoli si ritrova sorprendentemente secondo ad appena 3 punti dal Milan capolista. Tiene botta a lungo, senza mai farsi realmente staccare dai rossoneri e resistendo al ritorno dell’Inter. Il momento decisivo arriva alla 33ma giornata. Gli azzurri sono ancora secondi a 3 punti dal diavolo rossonero e al San Paolo arriva l’Udinese quinta in classifica. Il Napoli viene punito dal suo futuro acquisto Inler e dall’ex Denis, iniziando così una serie negativa di tre sconfitte e due pareggi in 6 partite. Gli azzurri arriveranno terzi dietro il Milan campione e l’Inter, ma felici per l’inattesa qualificazione Champions conquistata con una giornata di anticipo. A distanza di anni resta il rammarico per le tante occasioni perse in quella stagione. La qualificazione Champions fece finire nel dimenticatoio le prime avvisaglie di quella fragilità che si manifesterà fin troppe volte da allora in poi.

2012-13, anno IV di Mazzarri

Alla 7a giornata il Napoli è primo con 19 punti alla pari con la Juventus, e con 4 punti su Inter e Lazio.

Dalla ottava fino alla 17ma giornata inanella 4 sconfitte e 2 pareggi, compensati da sole 4 vittorie. Gli azzurri scivolano così al terzo posto, raggiunti dalla Lazio, a meno 8 dalla Juventus e a un punto dall’Inter.

Il Napoli si riprende con una serie positiva cha lo porta fino al secondo posto della 23ma giornata, a 3 soli punti dalla Juve e con ben 6 punti di vantaggio sulla Lazio e 9 su Inter e Milan. Purtroppo un nuovo filotto negativo di 5 partite senza vittorie, con 2 soli gol all’attivo e chiuso con la sconfitta in casa del Chievo, lo fa precipitare a -9 dai bianconeri. Fine dei sogni di gloria, anche se il Napoli finirà secondo, mantenendo inalterato il distacco dalla Juventus.

2013-14, anno I di Benitez

Il Napoli parte benissimo, e fino all’11ma giornata è in alta classifica in piena lotta per il titolo. La Roma è prima con 31 punti, frutto di 10 vittorie consecutive ed un pareggio, e gli azzurri sono a 28 punti, a braccetto con la Juve. Alla 12ma il Napoli perde per 3-0 in casa della kryptonite Juventus e nelle successive giornate ne subisce il contraccolpo. Metterà insieme appena 16 punti, con 4 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte, che lo lasciano a -15 dalla Juve e a -9 dalla Roma. Le posizioni si cristallizzeranno fino alla fine, con i bianconeri che stabiliranno il record dei 102 punti.

2014-15, anno II di Benitez

Alla 22esima giornata il Napoli, dopo 4 vittorie consecutive, è terzo con la posizione Champions (preliminari) pienamente consolidata. Infatti, benché il distacco dalla Juve sia di 11 punti e dalla Roma di 4, il vantaggio sulle più dirette inseguitrici sembra rassicurante. Infatti Fiorentina e Sampdoria sono a 7 punti, la Lazio a 8. In appena sette giornate il Napoli dilapida tutto. Con soli 5 punti all’attivo (1 vittoria, 2 pareggi e 4 sconfitte) scivola al sesto posto, distanziato di ben 8 punti dal terzo posto della Lazio, che intanto le vince tutte. Quella Lazio batterà gli azzurri anche nel disperato spareggio Champions del San Paolo all’ultima giornata.

2015-16, anno I di Sarri

Il Napoli fa un gran campionato, vince il titolo d’inverno e alla 24ma giornata è solo al comando con 2 punti sulla Juve. Alla 25ma perde allo Stadium con il gol di Zaza all’88’, rete che ancora una volta diventa come kryptonite nella testa e nelle gambe dei giocatori azzurri, tanto che da allora in poi molte partite diventeranno un mezzo calvario. In undici giornate il Napoli perde per ben quattro volte, e pur vincendone cinque, si distacca definitivamente dai bianconeri, accusando un ritardo di ben 12 punti alla 35ma giornata. Distacco che si ridurrà a meno 9 nelle ultime tre giornate.

2016-17, anno II di Sarri

Gli azzurri ed il loro allenatore non partono bene a Pescara, sembrano accusare l’addio di Higuain. Non appena Milik inizia ad integrarsi con la squadra (due doppiette in campionato e tre gol in Champions), si rompe i legamenti. Il Napoli va nel pallone, dalla 7ma alla 14ma giornata perde 3 volte e mette insieme solo 11 punti, scivolando dal secondo posto (ad appena un punto dalla Juve) fino al sesto posto a 8 punti dai bianconeri. Nello stesso periodo rischia di uscire dalla Champions a causa della sconfitta casalinga contro il Beşiktaş, seguita da due faticosissimi pareggi in casa degli stessi turchi e al San Paolo contro la Dinamo Kiev tra i sonori fischi del pubblico. Un ottobre-novembre amarissimo, un blackout costato forse uno scudetto. Infatti Sarri scoprirà poco dopo di avere già in casa il bomber più prolifico della storia del Napoli, e infilerà una serie di 19 vittorie in 24 partite, perdendo una sola volta e finendo terzo ad appena 5 punti dalla Juventus.

2017-18, anno III di Sarri

Sull’abbrivio del fantastico girone di ritorno del campionato precedente, il Napoli ne vince 12 delle prime 14. A parte una brevissima partentesi tra la 15ma e la 16ma giornata, a cavallo della sconfitta casalinga contro la solita kryptonite Juventus, seguita dal pareggio, sempre al San Paolo, contro la Fiorentina, il Napoli si laurea campione d’inverno e resta in testa fino alla 26ma giornata. Alla 27ma il Napoli entra nel tunnel: la Juve vince all’ultimo secondo in casa della Lazio con una magia di Dybala e il Napoli crolla al San Paolo contro la Roma. I bianconeri passano così a condurre con 2 punti sul Napoli. In quelle dieci giornate, che si chiudono con il pareggio casalingo con il Torino che consegna aritmeticamente lo scudetto alla squadra di Allegri, il Napoli vince solo quattro partite, compresa l’illusoria gioia dello Stadium. Lontanissimo dal ritmo dei due gironi precedenti, il Napoli conquista appena 16 punti, con una media di 1,6 a partita, non paragonabile ai 2,65 punti di media tenuta fino ad allora.

Un mini-ciclo negativo, non privo di polemiche e recriminazioni, che non impedisce al Napoli di stabilire il record assoluto per una seconda classificata con 91 punti.

Resta però il fatto che ancora una volta gli azzurri hanno avuto un mini blackout nel momento chiave, come negli anni precedenti.

2019-20, anno II di Ancelotti e I di Gattuso

Nonostante i malumori e i mal di pancia, dovuti soprattutto ad un gioco definito poco brillante, all’ottava giornata il Napoli si trova ancora al quarto posto, preceduto da Juventus, Inter e Atalanta, ma con distacchi ancora contenuti, rispettivamente -6, -5 e -1. Da allora inizia il periodo più buio della storia azzurra recente. Arrivano due pareggi, fortemente condizionati dalle (in)decisioni arbitrali, contro Spal e Atalanta, (in)decisioni che si ripeteranno sistematicamente per quasi tutta la stagione, poi giù nel baratro, con 6 sconfitte in 10 partite. Nel mezzo un ritiro punitivo, un ammutinamento, una qualificazione agli ottavi di Champions e un cambio di allenatore.

In quelle 12 giornate il Napoli tocca il fondo, scendendo fino all’undicesima posizione a ben 27 punti dalla Juventus capolista e a 23 dall’Inter. Ma soprattutto con appena 9 punti sopra la zona retrocessione. La stagione finirà meglio con la conquista della Coppa Italia, ma il blackout segnerà a fondo la stagione azzurra.

Il resto è storia recente, così come il comportamento altalenante della stagione in corso, della quale è meglio tacere in attesa di statistiche migliori.

Non fosse altro che per scaramanzia.

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