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Mai come oggi sentiamo che Maradona rappresenta il passato, sia pure grandissimo

Mai come oggi sentiamo che Maradona rappresenta il passato, sia pure grandissimo

Vorrei porre a tutti quelli che mi onoreranno di lettura la seguente domanda, anche a rischio di essere “impiccato” a piazzale Tecchio: c’è qualcuno tra di voi che, nell’immediato dopo partita di Frosinone e ancora inebriato dalla “visione” delle prodezze di Hamsik, del Pipita e di Gabbiadini, ha pensato come sarebbe bello se Maradona dall’altra parte del mondo facesse gli auguri a Napoli e a Sarri al quale qualche mese fa aveva augurato una felice carriera da impiegato del catasto calcistico? Qualcuno, dico, che abbia pensato di mettere in un angolo l’immagine esaltante dei tre gol che hanno sancito la manita ai danni degli onesti calciatori ciociari e di barattarla con un messaggio di auguri del protagonista dei due scudetti? Immagino che la prima reazione ad una simile insana domanda sarebbe del tipo ma vide chist’ che va sfrenesiando, ma se la accantoniamo sarà possibile ragionare ad armi pari e mettere in piedi, forse, un discorso sensato. Smontando, alla buonora, quel tabù che impedisce di intrattenere con il campione ineguagliabile un rapporto onesto, da tifoso che non smetterà mai di essergli grato ma ha riposto la sua foto nella teca giusta che non è certo l’edicola votiva, ma l’album.

Faccio di più. Usando la massima cautela trattandosi di materia altamente infiammabile, tento di spianare la strada ingombra di santini e di pregiudizi anticipo la risposta che darebbe il cronista: neanche per un attimo sono stato sfiorato dall’idea che il suggello alla conquista dello scudetto d’inverno potesse venire dagli auguri di Maradona e mi sento di affermare che molti altri, osiamo dire la maggioranza, ragioni allo stesso modo. Anche i nostalgici più irriducibili. Il problema, però, è ammetterlo e qui si rischia di farsi male. Insistiamo, però, e non per un calcolo cinico (il nuovo che vince scaccia il vecchio che aveva vinto) che sarebbe impossibile perché Maradona rappresenterà sempre l’icona della Grande Bellezza del calcio, ma per l’elementare considerazione che la polvere dell’oblio si poggia perfino sugli idoli. E li scolora, ma non al punto di mandarli in cantina.

Qualche anno fa concetti del genere sarebbero stati considerati alla stregua di una bestemmia, ma oggi, credo, si è fatta strada una maggiore disponibilità ad ammettere che Maradona avrà sempre un posto di prima fila nel cuore dei napoletani, ma con il tempo è come il primo amore che non si dimentica ma si trasforma in un ricordo piacevole sempre vivo ma sempre più lontano. Quanto vale oggi Maradona nella borsa dei valori azzurri? Più o meno di Gonzalo Higuain, di Maurizio Sarri, di Pepe Reina, di Marek Hamsik, di Lorenzo Insigne e perfino di Kalidou Koulibaly? Posta in termini così brutali la domanda è inaccettabile e addirittura lesiva della statura di un campione come Maradona che merita rispetto e, allora, perché riproporla con una puntualità che, allo stato dei fatti, appare addirittura inopportuna? Oltre che imbarazzante.

E qui siamo sicuri di interpretare il pensiero di Aurelio De Laurentiis che ieri pomeriggio mai si sarebbe aspettato che Gianluca Di Marzio leggesse il messaggio del Pibe arrivato per il tramite di un amico del calciatore e del giornalista. Preso in contropiede, il presidente ha preso tempo per rispondere e se l’è cavata con una non-riposta che, però, contiene una insidia in quanto ha riproposto una vecchia e non felice idea: Maradona ambasciatore del Napoli nel mondo. A parte il fatto che questo ruolo non è previsto negli organigrammi di vertice delle società calcistiche, ma, posto che fosse previsto, uno come Diego ci appare il meno indicato a svolgerlo. Perché resta un inarrivabile uomo di campo che quando ha tentato di intraprendere altre strade – anche quella dell’allenatore – ha dovuto arrendersi e rientrare nei ranghi. Lasciamolo in pace, dunque, e invitiamolo a Napoli, ma per una rimpatriata o, meglio, per quella festa che tutti sogniamo ma non annunciamo.

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