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Speranza: “Vietate tutte le feste private, non sono essenziali. Scuola e lavoro sono essenziali”

A Rai 3: “Dobbiamo stringere di nuovo le maglie per evitare misure più dure. La chiave sono i comportamenti delle persone. Domani incontrerò le Regioni per parlare degli sport di contatto”

Speranza: “Vietate tutte le feste private, non sono essenziali. Scuola e lavoro sono essenziali”

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rilasciato un’intervista a Che tempo che fa, il programma di Rai 3 diretto da Fabio Fazio.

“Il quadro epidemiologico in Europa è molto peggiorato nelle ultime settimane, in Italia i numeri sono inferiori a tanti altri Paesi europei ma sono cresciuti in modo significativo. Non possiamo essere considerati fuori da questo contesto. Occorre un cambio di fase, dopo molte settimane in cui le nostre misure hanno teso ad allargare le maglie della rete costruita nel periodo più difficile, ora siamo costretti a stringere di nuovo le maglie. Lo facciamo subito per evitare di dover assumere misure più dure, proviamo a giocare di anticipo. La chiave fondamentale sono i comportamenti delle persone”.

Quali sono le misure già decise?

Proveremo ad incidere su alcuni pezzi non essenziali della vita delle persone. Abbiamo fatto enorme investimento sulle scuole, quelle sono essenziali, proviamo a tenere in sicurezza i ragazzi a scuola, ma se fuori c’è una festa, nel pomeriggio, in una casa o in altro posto, rischiamo di vanificare tutto lo sforzo fatto. Ho proposto di vietare tutte le feste private, le possiamo evitare in questo momento. E’ fondamentale andare a scuola e al lavoro. Abbiamo bisogno di alzare di un livello l’attenzione delle persone”.

Come si fa ad evitare una festa?

“Intanto quando c’è una norma va rispettata e gli italiani hanno dimostrato di non aver bisogno del controllo personale di un carabiniere. Certo aumenteremo i controlli e ci saranno segnalazioni. Mi fido anche molto dei genitori. Ancora, lavoreremo con le forze della sicurezza per verificare che la norma sia rispettata”.

Una gran parte del problema deriva anche dal vedere comportamenti dissonanti tra loro. Comprensibile vietare le feste dei ragazzini, ma allora dovremo vietare tante altre possibilità di assembramento.

“Sono norme per evitare il lockdown. Non solo le feste dei giovani, saranno vietate le feste per tutti. Abbiamo bisogno di dare un messaggio molto chiaro e abbiamo bisogno di un segnale di maggiore vigore da parte di tutti. Ciò che non è essenziale o prioritario va gestito con attenzione. Una cosa è avere un controllo organizzato per alcuni eventi, dove si può costruire un distanziamento, altra dare il via a manifestazioni private senza controlli. I contagi avvengono nelle relazioni familiari o tra amici, soprattutto. Quando incontriamo uno sconosciuto abbiamo paura e resta distanza significativa e mascherina, quando invece incontriamo amici o familiari tendiamo ad abbassare la guardia, ma il virus non riconosce se sei parente o amico di qualcuno, passa comunque. Non possiamo più permettercelo. Lo faremo sulle feste, sugli assembramenti, intervenendo sugli orari dei locali”.

Quando le norme sono locali, regionali, il rischio è che in un comune si decida che lì non si può servire da bere dopo le 22 e ci si sposta in altro comune.

Le norme di cui stiamo parlando saranno nazionali, in vigore su tutto il territorio nazionale. L’ultimo decreto è chiaro: le Regioni hanno autonomia di fare misure più restrittive. Se invece vogliono fare misure meno restrittive devono avere intesa col ministro della Salute che valuterà se è opportuno”.

Lockdown mirati ci saranno?

“E’ tra le ipotesi che possono essere in campo se ci dovessero essere situazioni di particolare difficoltà. In questo momento non ci sono in nessuna regione. Nessuno ha la palla di vetro. La diffusione del contagio tra un mese dipende da noi, da quello che faremo ora e soprattutto dal comportamento delle persone. Valuteremo di volta in volta”.

Altre misure?

“Stiamo valutando una serie di altre misure. Domani incontrerò le Regioni e ne parleremo. Per esempio altre avranno a che fare con alcuni sport dove non è possibile usare mascherina e distanziamento ma ci sono alcune discussioni ancora da fare, le faremo domani”.

Durante il lockdown ci eravamo detti che non saremmo dovuti arrivare impreparati all’autunno. In realtà vediamo code di ore per fare i tamponi, mancano i reagenti, per non parlare del vaccino antinfluenzale. Siamo in ritardo?

“Quest’anno abbiamo il 70% in più di vaccini antinfluenzali acquistati dalle Regioni. Anzi, invito a farlo perché quest’anno è importantissimo. La campagna vaccinale sta partendo in anticipo. I reagenti? So che il problema è stato risolto da Arcuri da diversi mesi. Dobbiamo continuare a lavorare, abbiamo aumentato i tamponi e abbiamo iniziato a usare quelli antigenici, più rapidi, li useremo nelle scuole, anche negli studi dei medici di medicina generale. Credo che nessuno abbia la bacchetta magica o possa fare miracoli. Penso che l’Italia abbia fatto un lavoro importante e dobbiamo insistere su questa linea. Quelle code sono state un’immagine non buona, ma in queste ore si è fatto un lavoro straordinario per aumentare i drive in e per rafforzare la rete territoriale. Il Servizio Sanitario Nazionale ha retto bene alla prova, ma non dobbiamo pensare che in qualche mese si possano risolvere problemi strutturali di anni”.

Su Immuni:

I contatti dei casi positivi devono stare in quarantena. Fino a ieri di 14 giorni. Oggi il Cts per alleggerire il carico ha deciso per 10 giorni, come ha fatto la Germania, perché dal decimo giorno il rischio che si corre è molto basso. Dobbiamo fare qualche sacrificio. Non posso dire che il contatto stretto di un positivo possa andare in giro, neppure dopo aver fatto il tampone, perché c’è un tempo di incubazione. Se vogliamo combattere il virus dobbiamo mantenere alcune regole fondamentali”.

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