Ha ancora tutta la rosa positiva, non si può allenare e ha già giocato il “jolly”. Faggiano: “Il calcio non ha capito che siamo un caso eccezionale”
Oggi la Lega di Serie A ha diramato il calendario per i prossimi mesi, fino a gennaio. Un atto dovuto, ovvio. Ma che non tiene conto – e come mai potrebbe – degli sviluppi del caos scatenato dal focolaio Genoa. Al di là della deriva Juve-Napoli la situazione del Genoa spiega alla perfezione il distacco dalla realtà del regolamento attuale che si è dato il calcio per cercare di andare avanti nel mezzo della pandemia.
Una nota ufficiale del club ieri ha annunciato la mancata negativizzazione dei diciassette giocatori della prima squadra già positivi al Covid-19. Maran in teoria dovrebbe preparare la trasferta di Verona del 19 ottobre (contro l’ex Juric), ma praticamente tutta la rosa è in isolamento domiciliare e non si può allenare. Si gioca tra 10 giorni.
Tra l’altro con la regola Uefa in vigore e il “bonus” rinvio già giocato da Preziosi (una genialata inventata praticamente ad hoc per evitare di dover dare al Genoa la sconfitta a tavolino per il match col Torino, oggettivamente ingiocabile) il Genoa deve presentarsi in campo per forza. Lo ha spiegato bene il direttore sportivo rossoblù Daniele Faggiano:
«Quel che molti non sanno, è che tra i tredici disponibili ci sono anche i Primavera. Quindi, in queste condizioni, noi alla ripresa giocheremmo a Verona con i Primavera. Per ora i giocatori sono positivi e da positivi ovviamente non possono allenarsi. Non si è deciso ancora nulla. Vorrebbero persino farci fare il recupero col Torino nell’infrasettimanale».
Tra qualche settimana, forse, qualcuno spiegherà alla Serie A che la “guarigione” dal Covid, il ritorno alla negatività, non è scontato che sia veloce né indolore. Si può restare positivi anche molto a lungo.
Al Genoa, incastrato tra malattia e regolamento, non resterebbe che un clamoroso ricorso all’intervento “esterno”, quello delle Asl che pure per la precedente trasferta dello scandalo, a Napoli, non avevano dato segni di vita. Lo fa capire esplicitamente, Faggiano:
“Deciderà il presidente Preziosi se chiedere il parere alle Asl”
Il punto generale è in ogni caso un altro:
«Il calcio non ha ancora capito che questa è una situazione eccezionale. Pure le liste dei 25 oggi non hanno senso, perché abbiamo bisogno di tutti i calciatori».