Mentre mister Maurizio Sarri nell’eremo dorato di Castelvolturno, tra mille computer e altrettanti schemi di gioco, sta ripassando il capitolo “Verona al Bentegodi” del libro del campionato che ha già scritto, a noi non resta che trasformarci in cronisti di strada a caccia di storie e di immagini significative. Capaci di stuzzicare anche il mister operaio e convincerlo che, oltre quella domitia, c’è un’altra Napoli ricca di suggestioni forti e di varianti escursionistiche. Per chi ha scelto, magari controvoglia, il 4-3-3 c’è la città dei decumani, cioè una struttura compatta e quasi impenetrabile che offre al visitatore tante soluzioni di conoscenza tutte raccolte in pochi metri. Con l’aggiunta di visitare monumenti che danno emozioni pari al colpo di biliardo con il quale il Pipita ha steso l’irriducibile Udinese. Per chi, invece, intendesse rimanere fedele al 4-3-2-1 c’è da scegliere inserendo come prima scelta il mare di Posillipo ma anche quello di Posillipo e di Bagnoli che Sarri ha frequentato in giovanissima età.
La premessa è stata lunga, ma è servita, speriamo, a scaldare l’attenzione del nostro interlocutore che è maniacalmente concentrato sul lavoro.
Da dove partiamo, allora? Dai decumani e dal decoro urbano, direi, è argomento più congeniale al tecnico mezzo bagnolese e mezzo empolese che, com’è noto, preferisce un calcio privo di fronzoli e pulito. Beh, se questo è vero anche in questo settore, magari con meno evidenza e continuità di quanto è cambiato nel rendimento e nella qualità del gioco della squadra azzurra, si intravedono segnali positivi nonostante la nebbia sia ancora fitta soprattutto in questa lunga e benedetta estate di San Martino: esiste, meglio sta acquisendo fiducia, una città virtuosa che tenta di farsi largo tra l’incuria che ancora la fa da padrona. Intendiamoci, è una città minima fatta di piccoli episodi e abitata da poche persone che (per ora) sono rese invisibili dalla massa urlante cialtrona e poco presentabile con la quale dobbiamo fare i conti, ma fa sempre più proseliti. Sperare, insomma, non è più vietato e se il Comune assecondasse questa voglia di riscatto acquisterebbe meriti storici. Ma non se ne rende conto e talvolta addirittura mette i bastoni tra le ruote.
Ora, però, diamo uno sguardo a quello che il “terzo occhio” del Napolista ha visto in piazza San Domenico Maggiore, nel cuore del ventre storico della città. Il merito è tutto dell’amico carissimo Enzo De Paola, fondatore e animatore dell’orchestra sinfonica dei Quartieri Spagnoli, il quale ha fotografato un gesto di buona volontà compiuto da Lello Esposito, uno degli artisti napoletani più rappresentativi, e dal maestro liutaio Gaetano Pucino. Entrambi hanno bottega nella piazza e entrambi si dannano l’anima per tentare di risollevarne l’immagine per ridare luce e dignità all’obelisco, allo scalone della basilica e della facciata storica dei palazzi. La sequenza delle foto non ha bisogno di commento: i vasi recuperati dai due artisti sono stati riempiti di terra e, in men che non si dica, sono diventati fioriere che danno un tocco di eleganza e di signorilità a un palcoscenico che l’incuria ha sciupato. L’esempio è significativo e ci riporta, tra l’altro, ad uno dei capolavori di Lello Esposito che ha firmato una statuina di Pulcinella che si trascina sulle spalle l’obelisco di piazza del Gesù: pochi metri e l’operazione è stata ripetuta. Con una capacità di persuasione ancora maggiore per la “presenza” magica della Cappella di Sansevero.
Un altro caso clamoroso è quello di piazza Vittoria dove l’aiuola affidata dal Comune a Maurizio Marinella riscuote consensi e ammirazione da parte dei turisti a differenza di quanto accade per l’altra aiuola che palazzo San Giacomo inspiegabilmente non ha voluto concedere al “signore delle cravatte” che sarebbe dispostissimo a prenderla in affido: senza cura è lurida e per niente curata.
Così vanno le cose alla nostra latitudine, caro Sarri, e per questo il 4-3-3 è la formula più giusta in una città difficile e slabbrata nonostante le sue straordinarie risorse. Poco più distante a piazza della Borsa le cose vanno meglio perché il Comune ha dato in gestione ai commercianti – e alla Camera di Commercio – la gestione del decoro e il risultato è più che accettabile. Come solo parzialmente avviene nei giardini del Molosiglio dove la Canottieri Napoli e la Lega Navale si danno da fare, ma la cabina di regia è inefficiente. Potremmo fare tanti altri esempi – i ragazzi di Villanova che riforniscono di cibo i clochard, le signore di via Caravaggio che si sono divise la pulizia di un bel tratto di strada e così via – ma ci fermiamo qui per avere il tempo di riaffermare un vecchio concetto: la città che non ha mai smesso di essere bella, ma non ha un gioco di squadra, vince solo se in gol, insieme a Higuain e a Insigne, ci vanno anche gli altri titolarissimi. Cioè i cittadini.
Carlo Franco