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Bucci: “Essere asintomatici non significa non essere malati. Il Covid danneggia cuore e polmoni”

Sul Foglio. Più si studiano i soggetti asintomatici, più si evidenziano i “danni silenti” del Covid-19. Bisognerebbe essere molto prudenti nel derubricare l’infezione degli asintomatici a mera statistica

Bucci: “Essere asintomatici non significa non essere malati. Il Covid danneggia cuore e polmoni”

Sul Foglio un articolo di Enrico Bucci, adjunct professor presso la Temple University di Philadelphia. Attenzione, dice: essere asintomatici al Covid non significa non essere malati. Cosa che affermano invece di frequente i negazionisti, per stemperare l’ansia sul virus.

“C’è ora una nuova, fuorviante arma semantica che certi irriducibili negazionisti continuano a utilizzare: quella della distinzione fra malattia e infezione, a significare che chi ha il virus, ma non mostra sintomi, non è malato, così che l’aumento degli infettati non dovrebbe preoccupare nessuno, perché si tratterebbe non di malati, ma di “portatori sani” del virus”.

Bucci ricorda, a tal proposito,

“che se un soggetto infettato dal virus non percepisce sintomi di rilievo dall’inizio alla fine dell’infezione non significa affatto che quel soggetto non stia subendo un danno, la cui rilevanza potrebbe divenire apparente ben dopo la guarigione”.

Esistono diversi studi scientifici che lo dimostrano. A giugno, ad esempio, Eric Topol, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute in California, scriveva che

l’assenza dei sintomi di Covid-19 nelle persone infettate da Sars-CoV-2 non implica necessariamente l’assenza di danni”.

E che occorre effettuare una Tac per capire se ci sono danni ai polmoni. Topol si riferiva, in particolare, ad uno studio condotto sulla nave da crociera Diamond Princess. Su 76 soggetti asintomatici, il 54% ha evidenziato comunque lesioni polmonari. A risultati analoghi è giunto anche uno studio sui bambini tra gli 11 mesi e i  14 anni condotto in Cina: una bella fetta di soggetti completamente asintomatici hanno evidenziato lo stesso lesioni ai polmoni derivanti dal virus.

E non sono solo i polmoni a rischio, ma anche il cuore e per una durata che può andare ben oltre quella dell’infezione. Anche in questo caso esistono diversi studi che lo provano. Bucci ne cita uno, in particolare.

“In uno studio su 100 pazienti, con età mediana di soli 49 anni, di cui la grandissima parte asintomatici o con sintomi molto lievi, si è trovato che a due mesi dal test che aveva rilevato il virus, il 78 per cento presentava anomalie cardiache e il 60 per cento aveva miocardite, cioè un’infiammazione del muscolo cardiaco”.

Si tratta di danni che durano almeno qualche mese e che nessuno sa bene né quanto possono durare né che altre conseguenze possano portare.

ma è evidente che si tratta comunque di “segni clinici” del passaggio del virus che si trovano anche nei soggetti asintomatici“.

Bucci conclude:

“In breve, più si studiano i soggetti asintomatici, più si evidenziano i “danni silenti” del Covid-19; ragion per cui bisognerebbe essere molto, molto prudenti nel dichiarare che i soggetti asintomatici non sono pazienti o malati, derubricando con questo artificio semantico la loro infezione a mera statistica che non desterebbe preoccupazione. Basta con i giochini semantici, e pensiamo a evitare le infezioni senza se e senza ma”.

 

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