Nove anni sono lunghi da passare – la canzone dice tre mesi ma qui si parla del 2024 e delle Olimpiadi italiane (?) che tutti sognano (anche i tangentisti) perché a noi piace la Grande Festa anche se non abbiamo i soldi per pagarla – ma Napoli affida ancora una volta alla vela la speranza di veder risplendere il Golfo martoriato dalle mille emergenze ambientali.
La posta in palio, in realtà, è stimolante: se la città venisse scelta come sito olimpico – per la vela ma anche per la pallanuoto e per il calcio – si metterebbero in circolo risorse finanziarie ingenti (allungare la mano e vedersela riempire d’oro è musica per le nostre orecchie) ma, soprattutto, si potrebbe risolvere al meglio il problema del Lungomare che finalmente troverebbe una ragion d’essere. Si può obiettare che chi di speranze vive disperato muore ma la gara è ufficialmente aperta e per vincerla, cioè per essere scelta, Napoli deve superare la concorrenza agguerritissima di Cagliari, Bari, e Gaeta che, obiettivamente, non hanno, come noi, le carte in regola. E, soprattutto, non possono vantare il precedente esaltante di aver organizzato, cinquantacinque anni fa, la più bella olimpiade velica di tutti i tempi. Ad esserne convinto è il presidente del Coni Giovanni Malagò che ieri a Roma, al termine di una riunione che doveva essere riservatissima ma non ha resistito agli spifferi incrociati delle correnti, ha riconosciuto che la candidatura partenopea è la più autorevole per tre chances che le altre aspiranti non possono vantare: un triangolo di regata (Santa Lucia- Capri – Posillipo) giudicato da sempre il più affascinante e il più “tecnico” – per le correnti traditrici del Golfo -, la possibilità di offrire al gran circo della vela mondiale mondanissimo, ricco ed esigente attrattive più che stimolanti per il dopo regata e, infine, perché è, come dire, una estensione geografica di Roma e, quindi, consente una gestione più agevole della manifestazione. Ce n’è in abbondanza, insomma, per scegliere Napoli come sito olimpico ideale e Malagò che conosce la nostra città perché il suo club, l’Aniene, è apparentato con la Canottieri Napoli, ha già, come dire, catechizzato il responsabile del Comitato promotore dell’Olimpiade romana, Luca di Montezemolo. L’ex uomo Ferrari ai tempi di Niki Lauda, peraltro si era appena intrattenuto in un lungo colloquio con il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca il quale, manco a dirlo, è molto interessato a portare a termine questa best practice che vale, per lui e per le sue ambizioni, una medaglia d’oro e gli regala l’ebrezza di navigare con il vento in poppa imbarcando anche la “sua” Salerno che potrebbe svolgere un ruolo di supporto per le gare e per l’accoglienza.
La cordata olimpica, insomma, è partita e Malagò avrebbe pensato di affidare a Davide Tizzano, vicepresidente nazionale della Federazione canottaggio, il compito di essere il punto di riferimento organizzativo locale. Il bi-olimpionico fa finta di cadere dalle nuvole, ma poi si lascia scappare un «c’è tantissimo da lavorare ma il traguardo è molto ambizioso» che la dice lunga sullo stato dell’arte: lui c’è, felice di esserci. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Lo Schiavo, presidente della VZona Fiv che ha dichiarato al Mattino di “essere disponibilissimo a fare squadra con Regione e Comune per remare nella stessa direzione”. Non è molto, ma è quanto basta per aprire i Giochi di Napoli 2024. Che dio ce la mandi buona.
Carlo Franco