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Nero, giovane e forte: il primo atleta morto di Covid è un giocatore di football americano

Il New York Times dedica un lunghissimo articolo d’apertura a Jamain Stephens, talento del football di college, e riaccende il dibattito sullo sport che va avanti nonostante tutto

Nero, giovane e forte: il primo atleta morto di Covid è un giocatore di football americano

Jamain Stephens aveva un nome ancora prima di farselo. Perché era il figlio di Jamain Stephens, ex stella dei Pittsburgh Steelers. Aveva pure un soprannome: Juice, perché beveva litri di succo di frutta. Era un omone di un metro e 90 per 160 chili. “Le sue mani erano così immense che portava un tablet nel palmo della mano come se fosse un telefono”.

Aveva 21 anni. Ed è il primo atleta ufficialmente morto di Covid-19.

Di più: era giovane, e fortissimo. E ora gli Stati Uniti guardano in faccia un’evidenza che fino ad un attimo prima avevano evitato di considerare: checché ne dica Trump, di coronavirus muoiono anche i ragazzi, anche quelli in perfetto stato di salute, anche quelli che giocano a football americano nel ricchissimo campionato dei College, l’NCAA.

Tanto che il New York Times gli dedica il pezzo d’apertura, lunghissimo e struggente.

Stephens è deceduto dopo il ricovero in ospedale per polmonite da Covid, per un coagulo di sangue. L’impatto della sua morte è stato devastante per parenti, amici e compagni di squadra. Ma anche per tutto il mondo dello sport americano.

Si pensava che i giovani atleti, anche se trasportano e diffondono il virus, è altamente improbabile che muoiano a causa di esso. Ma il virus può avere altri gravi effetti e i rischi sono più gravi per i neri e per quelli con grandi indici di massa corporea, come molti giocatori football.

La morte di Jamain Stephens, per quanto non famosissimo, ha dato una scossa agli Stati Uniti, che ancora rimbalzano tra le rassicurazioni e le fake news del Presidente Trump. La scelta di farne la notizia d’apertura del New York Times non è casuale.

 

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