Bengli stà, in fondo, allo spocchioso Della Valle, che dopo averci messo i ferri da stiro ai piedi avrebbe in cuor suo davvero creduto di poterci fare le scarpe anche a casa nostra, massimo rispetto per il made in Italy prodotto a Shangai, per carità, ma di punti salvezza occasioni ne avrà a iosa per farne, fateci largo che a questo giro passiamo noi, vittoria meritatissima ben oltre il risultato ics handicap e la sontuosa prestazione di Pepe tra i pali, mai abbastanza sia lodato il suo ritorno in riva al golfo dopo l’esilio forzato nella steppa austrongarica a fare lo spettatore non pagante dietro a gente molto più scarsa di lui. Certo il tifoso lo sapeva bene che di passeggiata trattarsi non potevasi, non solo e non tanto per la lusinghiera classifica di Sousa and company, ma soprattutto per la capacità di soffrire e di fare radice al quadrato del collettivo toscano sinora dimostrata in impegni anche sulla carta proibitivi per una squadra non certo costruita per ambire allo scranno più alto del podio e, perché no, anche per quella tremenda livrea viola modello Bellomunno ai Tribunali che tanto porta male manco un branco di ciucciuettole selvatiche in libera uscita pomeridiana, raccomandasi al solito cornicielli Dop made in san Biagio e cuoppo di sale grosso da lanciarsi all’occorrenza sugli inquilini dell’anello inferiore stile matrimonio a Santa Maria a Montesanto.
Da qui la più che prevedibile timidezza iniziale, condita dal timore di fallire dinanzi ad un san Paolo agghindato a festa, un pò di torello a centrocampo e Pepe a controllare senza troppa angoscia sul tentativo da fuori di Solidarnosc che in caso di disgraziata realizzazione, diciamolo pure pane al pane dei Camaldoli e Solopaca al Solopaca, trasformato il secondo tempo avrebbe nel solito assalto al fortino avversario tutto rintanato nella propria area di rigore, spot al contrario per questo sport oltreché letale per la integrità medesima delle coronarie azzurre, con il rischio persino di vedersi fischiare un rigore a favore al novantatreeesimo.
Lode infinita a Marek, allora, ai suoi tagli e alla corposa mole di lavoro centrocampizia, a Lorenzigno, sa và, e a questo Pipita che nemmeno Sarri per sua ammissione medesima previsto aveva potesse essere così forte, vero leone dentro e fuori dal campo, trascinatore e anima della squadra intera, insomma un giocatore che è davvero uno sballo, altro che le sniffate di Crystal Ball il sabato pomeriggio da zia Rosaria alla ferrovia.
Finalmente un Napoli che sa anche soffrire, insomma, fortunatamente solo fotocopia sbiadita dei nefasti tempi con l’orso Yoghi in panchina e ben consapevole che partite e campionati si vincono anzitutto a centrocampo e in difesa, e passi ancora una volta ogni pur legittimo dubbio su chi l’ha visto-Valdifiori e ectoplasma-Gabbia, in fondo le partite sono tante e ci sarà bisogno di tutti, agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro sudore, organizzatevi perché sui campi pesanti avremo bisogno di tutta la vostra forza, studiate perché su difese alte e pressing asfissiante avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
Una squadra da scudetto adesso merita anche una città e delle strutture degne delle sue imprese, macinare punti quando la sera alla Notizia devi lasciare la mancia anche al parcheggiatore di turno rischia di tramutarsi in una vittoria mutilata, sindaco e società sotterrino alfine l’ascia di guerra e trovino la soluzione più giusta e adeguata per la gloriosa Sscn, non è possibile che nel 2015 si debba andare ancora a Caserta pure per ascoltare Eros e Negramaro. Il mondo ci guarda e se il derby d’Italia offre oramai solo lo scialbo spettacolo di uno zeroazero è tempo di sognare davvero in grande. Il tifoso da par suo non si sente italiano, e fa bene: per fortuna o purtroppo, era e sarà sempre solo napoletano.
Otto Tifoso