Non è il nome di un pupazzo che tifa Napoli, non è un dolce natalizio, non è un pastore del presepe. La cosa bella è che quando clicchi su Google “Napolinello” per cercare qualche informazione in più e pensi di essere un predatore di notizie, rimani con un pugno di mosche in mano. Ti esce semplicemente una dichiarazione risalente al giugno scorso di Fontana, ex play maker degli azzurri in serie C, che afferma: «Io al Napoli nello staff di Sarri? Sarei onorato». Niente di niente in rete ma ci viene in aiuto un cartaceo di annata grazie al nostro appassionato amico Gennaro Gaudino, storico della Puteolana. Il settimanale da dove prendiamo questa notizia bomba si chiamava “Sport 7”, usciva a Napoli il venerdì, costava 70 lire e probabilmente entrò, finché fu in vita, in concorrenza con i ben noti “Sport Sud” e “Lo Sport del Mezzogiorno”. Allora cosa è stato, almeno per una breve stagione, quella di un’idea e di una chiacchiera da bar, questo fantomatico Napolinello? Ovvio, a pensarci bene, il fratello minore di Milanello, il centro sportivo più all’avanguardia per l’epoca. È il 1969 e Ferlaino si è da pochi mesi insediato alla presidenza della Ssc Napoli con un colpo di mano degno di un gangster. Quando “Re Corrado” salì al trono dichiarò che il Napoli doveva prima sistemare il bilancio e poi pensare a costruire una buona squadra. Come è possibile che pensò subito in grande, a investire in una struttura sportiva dopo pochi mesi di presidenza? Reali esigenze della squadra che ancora si allenava a Fuorigrotta o semplicemente una boutade per accattivarsi i tifosi?
A fare un centro sportivo, attrezzato per la prima squadra, la Primavera, con campi da calcio, mensa, foresteria, albergo, ristorante, sala interviste, ci aveva pensato il presidente del Milan Andrea Rizzoli che nel 1963 lo aveva inaugurato e da qui erano partite le fortune del Milan del “Paron” Nereo Rocco con campionati e Coppe vinte. Quando questo centro fu inaugurato era una struttura davvero all’avanguardia, moderna, funzionale, avveniristica. Poi con l’avvento di Berlusconi, negli anni ’80, fu ampliato e reso ancora più efficiente e rimane tuttora un gioiellino. Accogliente, imponente e da grande squadra dal respiro europeo. Il presidente Rizzoli trovò il terreno per la sua strabiliante idea molto fuori Milano, a 45 chilometri dalla città, in provincia di Varese, e lì, per la tranquillità della squadra, che ci trascorreva le vigilie delle partite, andò ad edificarlo. Non furono contenti i calciatori che avevano famiglia poiché sobbarcarsi 90 chilometri al giorno e i lunghi ritiri che in quell’epoca erano all’ordine del giorno, non era piacevole. Tutto, però, faceva presupporre che questo avrebbe portato a dei risultati. E così fu, il gioco valeva la candela. Ebbene, di fronte a tanta grandeur milanese, al nostro Corrado, che di mattina presto andava a consigliarsi ancora col Comandante Lauro, che lo riceveva completamente nudo, venne l’idea di fare una cosa del genere anche a Napoli. Ovviamente, dopo aver individuato il posto nella zona di Pozzuoli, pensò di chiedere al sindaco della città flegrea le varie autorizzazioni per fare questo “Milanello” napoletano con addirittura campi da golf, bocce e centri benessere. Sembrò una favola a tutti, sindaco in primis, politici e sportivi locali poi. Infatti non ci fu nemmeno il tempo materiale di interpellarli tutti che Corrado Ferlaino aveva già cambiato idea. E fu allora probabilmente che pensò alla zona di Soccavo per edificare il futuro Centro Paradiso. Evidentemente i tempi non erano maturi e Napoli non era pronta al grande salto. Conforto a quanto affermiamo ci viene dalle parole dei uno dei personaggi più influenti della Pozzuoli sportiva dell’epoca, Domenico Conte (foto in basso), cui successivamente fu dedicato lo stadio che porta ancora il suo nome.
Un uomo colto e intelligente, oltre che grande sportivo, questo era Domenico Conte. Deputato comunista a Montecitorio, poliatleta (al suo attivo pugilato, pallacanestro, canottaggio, atletica e calcio), prima portiere e poi allenatore della Puteolana, della Sessana e dell’Alba XXIII, dichiarò al settimanale “Sport 7”: «In linea di massima sono senz’altro favorevole alla costruzione di nuove attrezzature sportive nella mia città, ma la cosa che non mi convince è che questi impianti siano destinati ad una sola società, e che, quindi, non ne possano usufruire tutti. In sostanza “Napolinello” mi da l’idea di una iniziativa riservata e, messa su questo piano, la cosa non può entusiasmarmi, se poi ovviamente Ferlaino la renderà accessibile anche ad altre società, allora viva il Napoli e le sue buone iniziative». Fu anche dopo queste non incoraggianti dichiarazioni di Conte che la storia del bimbo “Napolinello” abortì. Noi oggi speriamo che la eterna querelle per lo stadio San Paolo, che va avanti da molti più anni di quella di un timido interessamento durato quanto un lampo, non si concluda con un nulla di fatto come accadde 46 anni fa. E che soprattutto De Laurentiis non sia il moderno Ferlaino e che de Magistris non sia il nuovo Conte. Sarebbe l’ennesimo teatrino visto nella nostra città. Senza pagare il biglietto.
Davide Morgera (foto Archivio Morgera)