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«Ci trattano come untori, ma se hanno riaperto le discoteche, perché non avremmo dovuto andarci?»

Il CorSera intervista una 26enne milanese di ritorno dalle vacanze in Sardegna con 14 amici, tutti positivi. «Non abbiamo fatto nulla di illegale. Avremmo dovuto stare più attenti, ma non puntate il dito solo contro di noi» 

«Ci trattano come untori, ma se hanno riaperto le discoteche, perché non avremmo dovuto andarci?»

Il Corriere della Sera intervista una ragazza milanese di 26 anni. Ha trascorso una settimana di vacanza in Sardegna con 13 amici a cavallo di Ferragosto, tutti tra i 25 e i 27 anni, residenti tra il Nord Italia e Roma. Al rientro, si sono scoperti tutti positivi al Covid.

«Siamo tutti in quarantena. In una chat ci sosteniamo a vicenda ma siamo solo al giorno due. Molti di noi sono asintomatici, altri hanno i sintomi dell’influenza. Io ho avuto la febbre a 37,5 appena rientrata, il 18, ora sto benissimo. Non volevamo certo finisse così questa vacanza. Molti di noi, positivi, in discoteca non ci sono neanche mai andati, eppure…».

La ragazza racconta che la paura più grande, adesso, è quella di contagiare le famiglie. E che deve fronteggiare anche l’ira della madre.

«Le nostre madri? La mia mi ha detto che sono un’incosciente, che c’era da aspettarselo che sarebbe finita così. Siamo stati in casa durante tutto il lockdown, abbiamo rispettato le regole alla lettera, oggi per la società noi ragazzi siamo i nuovi untori. La verità è che le discoteche non andavano aperte, andare a ballare distanziati è impossibile. Lo dico io che non ho rinunciato a una festa. Ma se ci hanno permesso di tornare in pista, perché non avremmo dovuto farlo? Non abbiamo fatto nulla di illegale. E poi non fermiamoci qui. Ripeto: ho amici che hanno trascorso le serate in Sardegna a casa, eppure ora hanno sintomi e febbre alta».

E continua:

«Con il senno di poi avremmo dovuto stare più attenti ed evitare di andare a ballare nonostante fosse consentito. E la mascherina, ecco: avremmo dovuto usarla di più. Però non ci sentiamo di autocrocifiggerci. Nessuno ci ha mai negato l’ingresso in discoteca, anche quando le sale erano sature. Abbiamo sottovalutato tutti il pericolo di ripiombare nel caos, ma non puntate il dito solo contro noi ragazzi».

 

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