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«Dire che il virus si è indebolito non ha senso. Siamo su un filo di lana, basta un accidente per ripartire»

Il Mattino intervista il professor Bucci: «Continuiamo a mantenere in equilibrio il numero di malati e quelli che guariscono, da molte settimane non decresciamo e questo non va bene»

«Dire che il virus si è indebolito non ha senso. Siamo su un filo di lana, basta un accidente per ripartire»
Blood sample with respiratory coronavirus positive

Il Mattino intervista Enrico Bucci, napoletano, professore aggiunto di Biologia dei Sistemi complessi alla Temple University di Philadelphia. Commenta la situazione epidemiologica in Italia. Non è preoccupante, dice, ma nemmeno totalmente sotto controllo.

«perché continuiamo a mantenere in equilibrio il numero di malati e quelli che guariscono, da molte settimane non decresciamo e questo non va bene. Siamo su un filo di lana, basta un accidente qualunque per innescare una catena di contagi».

Nelle ultime settimane i contagiati sono cambiati. Ora sono molto più giovani e quindi meno soggetti a sintomi gravi. Il professore lo spiega così:

«Per due motivi principali. Il primo è che si è esaurito il “serbatoio” di persone vulnerabili della prima ondata dei contagi nei posti più colpiti dall’epidemia come Bergamo o la Val Seriana, nel resto d’Italia queste persone più fragili, più in là con gli anni, probabilmente stanno più attente ed evitano i contagi, mentre le persone più giovani si stanno rilassando maggiormente sia per motivi lavorativi rispetto a chi è
pensione sia perché conducono una vita più attiva di relazioni. Per questo il virus continua a stare nascosto come una bomba sotto i nostri piedi, un serbatoio che non sappiamo quando esploderà».

Una cosa è certa, dichiara:

«Dire che il virus ha perso carica virale è una frase che non ha senso compiuto né a livello sintattico, né a livello di scienza. È ovviamente falso come dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale. Questa è cattiva comunicazione perché non si basa su dati. Per dire che il virus si è indebolito bisogna portare le prove. Quello che sappiamo è che oggi non siamo più a mani nude davanti alla malattia, sappiamo affrontarla».

 

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