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«Dopo il Covid ho la mente annebbiata. I danni al cervello rimangono»

Il Messaggero intervista il giornalista CNN Richard Quest. Guarito a maggio, ha ancora sintomi del virus. «I medici dicono che succede per i coaguli di sangue. È per questo che alcuni hanno avuto ischemie o infarti»

«Dopo il Covid ho la mente annebbiata. I danni al cervello rimangono»

Sul Messaggero un’intervista Richard Quest, uno dei giornalisti di punta della CNN, reduce dal Covid, contratto ad aprile. Racconta la sua esperienza, la definisce «un tornado».

«Quello di cui parlo sono i sintomi perduranti di un virus che se n’è andato qualche mese fa. Sono risultato positivo il 13 aprile, il 20 ero già negativo e a metà maggio avevo gli anticorpi, quindi non posso prenderlo più e non posso trasmetterlo. Ma c’è un ritorno, un riproporsi dei sintomi, e da maggio li ho avuti due o tre volte. Al momento non ho niente, non ho tosse, forse non tornerà. Non è una tosse normale, è una tosse ansimante dritta dalle vie respiratorie».

Ma ci sono anche altre conseguenze.

«La goffaggine. Prendo una cosa e sbatto la mano, inciampo nelle sedie, perdo l’equilibrio per strada, e in tutti questi casi le cose sono perfettamente davanti a me. Sono sempre stato un po’ goffo, ma qui ho anche una confusione, quella che Anthony Fauci chiama “nebbia nel cervello”, non è smarrimento, ma più un fermarsi, un “com’era? Ah ecco”, come se la mente diventasse un po’ brumosa. Ma poi dopo pochi secondi vai avanti».

Per questo motivo, i medici lo sottoporranno a degli accertamenti al cervello.

«Vogliono capire cosa stia succedendo esattamente, che tipo di infiammazione. E sanno che questo succede per via dei coaguli di sangue dovuti al virus. È per questo che alcuni hanno avuto ischemie o infarti. Non sto prendendo farmaci, i neurologi non ritengono sia necessario».

Dopo la malattia, dice, è cambiata la sua percezione del virus.

«All’epoca pensavo che fosse un’influenza molto brutta e sapevo che per alcuni sarebbe stato molto pericoloso. Ma non avevo capito quante persone fossero vulnerabili e non avevo capito queste conseguenze come i coaguli di sangue e la ramificazione dei danni che produce. Esiste da poco, ancora non si sa tutto. Ma i medici infettivologi pensano che mi passerà, dicono di non sforzarmi troppo, ma vogliono continuare a studiare le persone che l’hanno avuto in una forma o in un’altra. E ritengono che l’immunità durerà per un po’».

 

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