Una volta era match tra tifoserie gemellate, oggi racconta di una rivalità totale che mette paura anche per l’ordine pubblico. Nel computo dei precedenti all’Olimpico, Napoli fortemente svantaggiato. Per i nostri precedenti dimenticati, abbiamo scelto match lontani dagli anni (pochi) degli scudetti azzurri o giallorossi, privilegiando stagioni che non tutti ricordano. L’unica deroga è quello del 1980/81, un vero match per il titolo nell’unico anno in cui le due squadre sono state realmente in lotta per la testa della classifica. Anche quell’anno vinse la Juventus, però.
2/5/1976, Roma-Napoli 0-3
È la terzultima di un campionato balordo per azzurri e giallorossi, iniziato con obiettivi di grandezza e conclusosi in maniera diversa. Il Napoli di Vinicio acquista Savoldi e lancia la sfida alla Juventus, che l’anno prima aveva sconfitto con il fiatone il calcio all’olandese dell’ex Lione partenopeo. La Roma, invece, è reduce da un ottimo terzo posto e ha il primo Nils Liedholm in panchina con De Sisti e Cordova in regia.
In realtà, va tutto in maniera diversa: il Napoli inizia bene la stagione ma non tiene botta alle capolista di Torino, la Roma vive un’annata di mediocrità. Gli azzurri, però, sono di un’altra pasta e lo dimostrano all’Olimpico: netto 0-3, gol in apertura di Sperotto e poi doppietta di Savoldi, che fulmina col sinistro Conti e poi fa 0-3 dagli undici metri. La Roma si salverà con due punti di vantaggi, il Napoli finirà quinto e vincerà la seconda Coppa Italia della sua storia. Poco, rispetto alle attese. Per entrambe.
8/3/1981, Roma-Napoli 1-1
Iniziamo dalla fine, da un commento Rai un po’ filogiallorosso che definisce “giusto” il risultato di parità. Non sono d’accordo, come potrebbero, i tifosi azzurri che hanno invaso Roma di speranza. Perché il Napoli di Krol sta davvero lottando per lo scudetto con giallorossi e bianconeri di Torino, e vincere all’Olimpico sarebbe stato molto importante.
Finisce in parità: buona Roma all’inizio con Falcao sugli scudi, Napoli sugli spartiti difesa/contropiede. Il gol del centravanti giallorosso Pruzzo, insieme all’infortunio del Divino brasiliano, danno la sveglia al Napoli. Che pareggia con Speggiorin e poi, nel finale, sfiora il colpaccio con Pellegrini. Finisce 1-1, per la felicità di una Roma (e di una Rai) che l’ha scampata bella. Fu la partita in cui Liedholm si inventò la marcatura a uomo di Pruzzo su Krol per annullare il gioco di Marchesi. Due anni dopo, la Roma (di nuovo) di Liedholm vincerà il suo secondo scudetto. Il Napoli dovrà attendere ancora qualche anno.
Il risultato è scritto, segnano Haessler su punizione e Fonseca (era ancora del Napoli) su rigore. Un pareggio che, come si dice, “muove la classifica” per entrambe e fa punti e morale. Servirà a poco, al termine di una stagione che sarà mediocre per entrambe. Un punto le separerà in classifica, al decimo e undicesimo posto. Solo che poi la Roma troverà Franco Sensi e un nuovo futuro di grandezza. Il Napoli sprofonderà nella crisi societaria e cinque anni dopo retrocederà.
20/4/1996, Roma-Napoli 4-1
L’abbiamo scritto sopra, da lì in poi c’è una differenza abissale. La Roma studia nuovamente da grande, il Napoli deve solo cercare di salvare la pellaccia. Vent’anni e qualche giorno fa, gli azzurri avevano Boskov in panchina e si salvarono dalla lotta-salvezza solo grazie a un buon inizio di stagione. La Roma, invece, aveva comprato proprio dal Napoli Thern e Fonseca e stava iniziando a scoprire il talento di Francesco Totti.
La partita è a senso unico, i giallorossi dominano e trovano i gol di Marco Delvecchio, attaccante milanese che di lì a poco diventerà l’uomo derby della storia giallorossa. L’ex attaccante interista segna una tripletta, causa l’espulsione di Cruz ed è il mattatore assoluto di un match senza storia. Il quarto gol della squadra di Mazzone arriva grazie a una deviazione ancora del brasiliano Cruz, in evidente giornata no; il gol della bandiera azzurra è di Fabio Pecchia. A fine campionato, Roma quinta e Napoli 12esimo a 17 punti di distacco.
È una bella partita contro la Roma di Luis Enrique che all’andata aveva violato il San Paolo e al ritorno va in vantaggio con Marquinho. Il Napoli riesce a rimetterla in piedi nel secondo tempo, con un altro splendido gol di Zuniga e poi con l’arcobaleno disegnato da Cavani. Il risultato di 1-2 sembra essere quello definitivo, almeno fino a quando Luis Enrique non azzarda un doppio cambio, con Tello e Simplicio dentro per il finale. Cross del primo dopo un dribbling danzante e tocco al volo del centrocampista brasiliano. Luis Enrique indovina l’ambo e pareggia la partita, con Simplicio che anticipa Florenzi e corre in tribuna a festeggiare con la famiglia. Il bello di non avere il fossato, ma soprattutto di segnare un gol decisivo. Finisce 2-2, il Napoli si mangia le mani. È l’ultima gara di campionato, nell’Olimpico giallorosso, che il Napoli non perde. Nei tre anni successivi, solo sconfitte.