Intervista a La Stampa: «Comprendo l’istinto di riprendersi la propria vita, ma dobbiamo rimanere responsabili. Sarei felice se tornasse il campionato».
La Stampa intervista il finalista dei 100 metri ai Mondiali Filippo Tortu. Un’intervista a tutto tondo, dall’atletica al calcio passando per la movida.
Tortu racconta che il giorno più difficile del lockdown è stato quello in cui hanno annullato gli Europei.
«Ho aspettato le Olimpiadi quattro anni, smaltita la botta, posso allungare l’attesa, invece alla mia carriera mancherà sempre un Europeo. Un’occasione persa».
Vive in Brianza, in Lombardia. Ne descrive il dolore nei giorni peggiori dell’epidemia.
«Si respirava la frustrazione dei tanti che non potevano lavorare, un sentimento collettivo, palpabile. E poi la tristezza per il numero dei morti, soprattutto a Brescia e Bergamo, impressionante. Qui, per fortuna, la situazione non era la stessa».
Si esprime anche sulla movida che tanto fa discutere.
«Capisco ma non posso condividere. Pure per me è stata dura, l’istinto di riprendersi la propria vita è naturale, stare insieme viene spontaneo però è come buttare via gli ultimi 30 metri dopo aver corso al massimo i primi 70… chi tiene vince».
Il voto al comportamento degli italiani resta comunque alto, per lui,
«Siamo stati bravi, io darei un 10, facciamo 9, 5 perché si può sempre migliorare e rimanere responsabili fino a che non ne siamo fuori»
Sul calcio.
«Sarei felice tornasse il campionato, darebbe pure un senso di normalità».