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«Non dimenticherò mai il discorso di Maradona nel carcere di Dubai. Il calcio mi ha salvato la vita»

Il racconto dell’uomo d’affari Margetts che è stato nove anni in carcere. «Fui colpito dal suo carisma. Disse: “Tutti commettiamo errori”»

«Non dimenticherò mai il discorso di Maradona nel carcere di Dubai. Il calcio mi ha salvato la vita»

Margetts l’uomo d’affari inglese

Il Telegraph pubblica un lungo articolo su Peter Margetts il businessman inglese che è stato nove anni in carcere a Dubai per una storia di assegni post-datati.

Nel suo racconto, Margetts parla di Maradona e racconta quando Diego arrivò per la finale del Mondiale di calcio in carcere.

Racconta che il calcio è stata la distrazione più gratificante in quegli anni contrassegnati dal sentimento di impotenza nei confronti di un sistema giudiziario sconcertante arbitrario e inflessibile. «Ho passato nove anni a correre intorno a un cortile quadrato di 20 metri. E ho giocato a calcio. Sono un appassionato di calcio. A 56 anni ho la stessa passione di un quattordicenne e gioco ogni volta che posso».

«Quelli dell’Isis mi volevano morto»

Racconta che per lui il gioco era sollievo ma anche sicurezza. «Avevo 45 anni, ero più vecchio della maggior parte dei miei compagni ma ero relativamente in forma e amavo il calcio. I giocatori arabi mi odiavano, c’erano molti ragazzi fondamentalisti lì dentro, ragazzi dell’Isis. Quando giocavo, mi riempivano di calci, cercavano di rompermi le gambe. Ho sofferto ma ho continuato. C’erano anche ex giocatori professionisti in carcere, il livello era incredibilmente alto. Giocare bene e segnare mi ha protetto. Sono stato accettato come giocatore, questo ha indotto alcuni malfidati a lasciarmi in in pace. Grazie ovviamente all’intercessione di altri».

L’uomo d’affari ricorda che nel 2011 venne organizzato un Mondiale di calcio in carcere. All’epoca Diego allenava l’Al Wasl e venne invitato alla finale. Racconta che erano state create varie Nazionali: Emirati Arabi Uniti, Iran, Inghilterra, India, Messico, Camerun, Egitto, Pakistan, Filippine, Vietnam, Nigeria e Costa d’Avorio.

«Quella prigione – racconta – era il nostro mondo. Noi sentivamo davvero di rappresentare l’Inghilterra. C’era un tifo infernale. Fummo eliminati nei quarti di finale dalla squadra di casa che poi perse in semifinale».

«Diego ha interrotto il nostro dolore»

La finale venne disputata da Nigeria e Costa d’Avorio. Maradona – racconta – arrivò con la polizia. Passò davanti a Margetts che rimase profondamente colpito dal suo carisma e dal suo calore. Si rifiutò di portare la limousine in campo e camminava tra i prigionieri.

«Ero con due ragazzi colombiani, loro hanno gridato in spagnolo: “Siamo tuoi fratelli”. Lui si voltò e si sbracciò verso di noi, mostrando un sorriso ampio e luminoso. Salì sul podio e si rivolse a noi. «Tutti possiamo commettere errori – disse – Ma è sempre possibile uscirne e guardare al nostro futuro in una luce migliore. E non c’è di meglio del calcio per dare una migliore sensazione del futuro».

L’umiltà e il messaggio di speranza di Maradona hanno avuto un profondo impatto su Margetts, scrive il Telegraph.

«Ha interrotto il dolore di essere in prigione. Due settimane dopo, ne stavamo ancora parlando. Fu un’evasione dalla vita che conduci quando sei in prigione. Lui ha mostrato la natura dell’uomo. È cresciuto in una zona difficile, povera. Lui che mostrava compassione e cameratismo, fu davvero toccante».

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