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L’impari lotta tra Spalletti e la romanità. Pigi Battista firma un trattato di antropologia

L’impari lotta tra Spalletti e la romanità. Pigi Battista firma un trattato di antropologia

È un mini-trattato di antropologia culturale quello pubblicato oggi in prima pagina dal Corriere della Sera sulla lite Spalletti-Totti. Lo ha scritto Pigi Battista, juventino e romano. Soprattutto giornalista e osservatore. Un articolo che riguarda da vicino anche noi, Napoli, la sua essenza.

L’attacco è meraviglioso. “A un giornalista romano che gli chiedeva quali fossero le sue opinioni politiche, Nils Liedholm, allora allenatore giallorosso, rispose: «Socialdemocratico». E il giornalista: «Saragattiano?». E lui: «guardi che sono svedese». Liedholm non si era fatto ingoiare dalla mollezza romana e la Roma vinse lo scudetto”.

Sottolinea come Spalletti ha preso di mira il simbolo della romanità calcistica, Francesco Totti. “Ne ha fatto la sintesi umana dello sconfittismo giallorosso (dieci anni di figuracce, ha detto), e del languore delle ore piccole, della bella vita, della pigrizia (come giocare a carte fino alle due di notte prima della parti- ta, ha detto)”. Insomma, un attacco al cuore della romanità. 

Si sofferma sull’abisso semantico tra lo sti cazzi romano e quello milanese. C’è un mondo in quest’oceano. Sul significato dell’anvedi. “Spalletti – scrive Battista – deve stare attento a non capovolgere i significati dell’atteggiamento di Totti, perche? uno «sticazzi» equivocato potrebbe stenderlo. I romani credono di saper tutto, guardano tutto con cinismo e dall’alto della citta? che loro amano chiamare «eterna»”. 

Ovviamente ricorda che la lesa romanità era stata messa da parte con le nove vittorie consecutive. Insomma, Spalletti ha un solo modo per non uscire perdente da questo duello impari: perdere. Impari perché combatte contro “la prevalenza del sentimentalismo, er core de Roma, «bello de nonna» gridato al giovane Florenzi, la pastasciutta, il languore delle sere e delle notti”.

E il finale amaro: “Il predecessore di Spalletti, Garcia, si è fatto avvolgere dai riti dell’edonismo romano, con quali risultati si è visto. Perché i manuali di storia capitolina non dicano un giorno: gli Spalletti passano, i Puponi restano”.

Un testo che andrebbe recitato nelle scuole di Roma. L’articolo integrale lo trovate qui.

 

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