Non so perché ma prima di mettermi a scrivere sulla sfida a tavola tra Inter e Napoli, continuavo a pensare a piatti di maccheroni. Da una rapida ricerca ho scoperto che il termine maccherone è nostro, di origine campana: il soprannome Mackarone è attestato a Cava nel 1041. Dunque… Che c’azzecca?
Vabbuò, l’Inter… Esiste ed è acquistabile su internet al prezzo di 10 euro, il “vino degli interisti”. Una bottiglia da 75 cl che contiene, si legge, “una mescita di Dolcetto e Barbera piemontese prodotto da una cantina delle Langhe”. Nella stessa vetrina ci sono anche il vino degli juventini e il vino del pirla. E’ vero!
Devo parlare della cucina milanese in riferimento alla partita Inter-Napoli, ma questa volta non so da dove cominciare. Dell’ossobuco ne ho già parlato, così come del fatto che la Cassoeula, uno dei piatti tipici della tradizione popolare e della cucina milanese e lombarda, sia stato inventato da un cuoco di Nola nel XV secolo.
Potrei ricordare, allora, che nemmeno la cotoletta, altro vanto meneghino, ha radici nella regione dove viene celebrata come un totem. E’ nata prima la cotoletta o la Wiener Schnitzel? Chiedetelo allo chef Davide Oldani, interista come il suo collega Bruno Barbieri, quello del mappazzone.
E il risotto alla milanese? La ragion d’essere del “ris giald” è lo zafferano, spezia storicamente presente in Italia in Abruzzo, Sardegna, Marche, Umbria, Toscana, Basilicata ma non in Lombardia.
Il riso? Leggete cosa scrive il portale, lombardo, dedicato al piatto in questione: “Importato dai Mori e dai Saraceni con il loro arrivo in Europa, il riso compare in Italia già nel secolo XIII. Coltivato inizialmente in Sicilia, si diffonde nel napoletano e poi, grazie ai contatti tra gli Aragonesi e gli Sforza e alla presenza di terreni acquitrinosi, si espande nel Vercellese e nella porzione di Pianura Padana appartenente al Ducato di Milano”. Anche la coltivazione del riso l’abbiamo insegnata noi ai padani.
Veramente, ho qualche difficoltà questa volta a spostare la sfida dal campo di calcio alla tavola. Posso solo dire, in chiusura, che nei ricettari dei tifosi interisti sono state strappate le pagine alla lettera L di Lasagna. E se ne invitate qualcuno a pranzo, evitate questa pietanza e, preferibilmente, pure ‘e maccarune. Adesso ricordo perché…
E chest’è. Edamus, bibamus, gaudeamus! E sempre forza Napoli!