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Remuzzi: «Il virus è cambiato. Perché non riaprire le scuole?»

A Libero: «Probabile che si sia sviluppata una certa immunità. Se il virus continuerà a circolare e se il nostro corpo imparerà a reagire sempre meglio potremmo trovarci nel giro di due anni di fronte a un comune raffreddore».

Remuzzi: «Il virus è cambiato. Perché non riaprire le scuole?»

Libero intervista Giuseppe Remuzzi, il capo dell’Istituto Farmacologico Mario Negri. Si dice fiducioso sulla scoperta del vaccino anti Covid-19 entro la fine dell’anno ma il problema sarà renderlo disponibile a tutti. E’ comunque ottimista.

«Evidenzio che ci sono altri scenari che potrebbero farci superare quest’emergenza prima del vaccino. Anche negli ultimi 15 giorni abbiamo visto che la malattia è completamente cambiata, i pochi malati che arrivano al pronto soccorso sono decisamente meno gravi e più facilmente curabili di quelli che arrivavano prima. E questo è un dato che continua a migliorare con il passare delle ore. A Bergamo, per dire, di contagiati non ne vediamo praticamente più… Mentre le persone che fanno ricerca non trovano più infetti sui quali sperimentare…».

Non ci sono evidenze che il virus sia mutato, continua.

«Io non sono in grado di dirle se il virus è mutato, probabile invece che si sia sviluppata una certa immunità soprattutto in Regioni come la Lombardia dove il 20-30% della popolazione lo ha già incontrato. Ci sono degli studi che parlano di una sorta di immunità di gregge riferendosi a Bergamo. Quindi se il virus continuerà a circolare e se il nostro corpo per mille motivi imparerà a reagire sempre meglio all’infezione potremmo trovarci nel giro di un anno e mezzo, due anni di fronte a uno dei tanti Coronavirus che si manifestano come un raffreddore».

Remuzzi ricorda che è necessario continuare a seguire le indicazioni anti contagio e che, riguardo al distanziamento, bastano due metri per stare al sicuro. E si dice anche a favore della riapertura delle scuole.

«Se non riprende la scuola non riprende neanche l’economia… con le mamme che non possono tornare al lavoro. E poi l’istruzione a distanza non funziona. Insomma, se nel resto d’Europa le scuole sono ripartite perché da noi no?».

Sul calcio:

«La mia fede calcistica, tifo Atalanta, mi farebbe propendere per il sì… ma se ne può discutere solo se si gioca a porte chiuse e comunque la priorità va data a cultura e istruzione».

 

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