Su La Stampa. Non un fallo cattivo, non un contatto ravvicinato né una protesta sopra le righe con l’arbitro: parevano quelle partite di gioventù che a dirigerle bastava il viceparroco.
“La curiosità, lo sapevamo da prima, non erano tanto le partite del campionato tedesco. Quanto, alla maniera dello Jannacci più geniale e stralunato, vedere di nascosto l’effetto che fa”.
Inizia così il commento di Gigi Garanzini alla ripresa della Bundesliga, su La Stampa. Rivedere il pallone in campo, scrive, non è bastata a “darci la sensazione di una ritrovata normalità”.
Certo, continua, le immagini della Bundesliga hanno resto “più lieve” il nostro sabato. Ma
“potevano anche arrivare da Marte, tanto era disadorna la cornice e di grande spessore educativo quel che si vedeva in campo. Non un fallo cattivo, non un contatto ravvicinato che andasse oltre il concetto ortodosso di marcatura, non una protesta sopra le righe con il signor arbitro: parevano quelle partite di gioventù che a dirigerle senza storie bastava il viceparroco. Giusto due-tre scaracchiate fuori ordinanza, una a fine primo tempo del magnifico Guerreiro sul cui primo piano il regista ha tardato a staccare, e qualche abbraccio di troppo ai gol dell’Hertha Berlino. Mentre Haaland, la stella del Dortmund e del football prossimo venturo, aveva celebrato la sua prodezza con un sobrio balletto a distanza che pareva lo spot dell’esultanza ai tempi del coronavirus”.
Nessun cartonato sugli spalti, e mascherine a volontà, in ottemperanza al protocollo, tranne per “gli allenatori che d’altra parte e non da oggi abbaiano quasi sempre alla luna”.
Le uniche trasgressioni che possono aver colto i virologi riguardano i gesti di fair-play.