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La madre di Silvia Romano: «Provate a mandare un vostro parente due anni là, poi vediamo…»

La cooperante è stata oggetto di insulti violenti sui social, tanto da costringerla a chiudere gli account. La famiglia chiede tranquillità per la terribile esperienza vissuta e invita ad «usare il cervello»

La madre di Silvia Romano: «Provate a mandare un vostro parente due anni là, poi vediamo…»

Silvia Romano è stata liberata dopo un anno e mezzo di prigionia in Somalia. Il giorno della festa della mamma, domenica, ha potuto riabbracciare la madre, Francesca Fumagalli. Una simbologia che non è sfuggita ai più, commuovendo gran parte d’Italia. Ma che purtroppo non è bastata a tanti altri, che si sono scagliati contro la ragazza perché si è convertita all’Islam, perché è partita per l’Africa per divertirsi e perché, soprattutto, l’Italia ha pagato un riscatto per liberarla.

Le offese, sui social, si sono moltiplicate in poche ore. Tanto da costringere Silvia a chiudere i suoi account. C’è addirittura chi ha invocato la pena capitale. Una barbarie. E proprio in un momento in cui non si fa che parlare di quanto il virus potrà renderci migliori, più sensibili, più inclini alla vicinanza agli altri. Tutte bugie, sconfessate dalla liberazione di Silvia, appunto.

Così, dopo la terribile esperienza che ha dovuto vivere imprigionata dai suoi carcerieri, Silvia si ritrova, adesso, a dover combattere il “fuoco amico”, quello dei suoi connazionali. Una prova altrettanto dura, che certo a 24 anni non avrebbe immaginato di vivere.

La madre, ha chiuso le polemiche ieri, con una frase che dice tutto.

«Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito».

Chiede di «usare il cervello» di fronte alle scelte della figlia.

«Usate il cervello. Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace».

La ragazza vuole solo del tempo per  «ritrovare se stessa» e la sua libertà:

«Datemi tempo per elaborare quello che è successo in questi mesi. Tempo tranquillo per ritrovarmi».

Ha detto ai familiari.

Il padre Enzo, ieri, a Radio Capital, ha dichiarato:

«Mia figlia sta come una che è stata prigioniera per diciotto mesi. Non è che se uno sorride sta benissimo, non confondiamo il sorriso con la capacità di reagire per rimanere in piedi dignitosamente in una situazione di cui si è preda e che ti porta poi ad andare nella depressione più totale. Meno male che ha un po’ di palle e cerca di reagire, ma è la sopravvivenza. Ora vogliamo stare in pace, abbiamo una ragazza da proteggere, abbiamo bisogno solo di ossigeno».

La famiglia è costretta a tutelarla, tenendola lontana dalla tv e dalle notizie che si accavallano. Implora di lasciarla in pace.

«È una ragazza di 24 anni, ma è come se non avesse mai vissuto gli ultimi due. Ora deve ritrovarsi e recuperare la sua vita».

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