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Gazzetta: guerra fredda tra club e tv. Il fronte della ripartenza non è più in maggioranza schiacciante

Diverse società sono ancora scettiche e fino a qualche giorno fa speravano nel decreto del governo che avrebbe fornito un parafulmine giuridico per proteggerle anche da una richiesta risarcitoria delle tv. 

Gazzetta: guerra fredda tra club e tv. Il fronte della ripartenza non è più in maggioranza schiacciante

Sulla Gazzetta dello Sport la “guerra fredda” tra serie A ed emittenti tv per la questione dei diritti televisivi.

“Fra Lega e broadcaster, infatti, è in pieno svolgimento la battaglia della sesta rata, quei 233 milioni di euro che Sky, Perform (Dazn) e Img (per l’estero) devono ancora versare alla serie A nel quadro del contratto che scade alla fine della prossima stagione calcistica. Nonostante le temperature, qui siamo in piena guerra fredda: da una parte le 18 (su 20) squadre di A che hanno già fatturato la cifra da contratto, dall’altra le tv che si sono rifiutate di pagare“.

Ognuno ha le sue ragioni, scrive la rosea. I club sostengono che la situazione in atto dipenda da cause di forza maggiore, che sono previste nel contratto. Le tv lamentano che le loro proposte di rinegoziare il tutto sono andate finora in fumo.

Mercoledì ci sarà l’assemblea di Lega per discuterne.

“Tutto questo come condiziona il tentativo di ripartenza che ha guadagnato qualche punto importante nell’ultima settimana? È indubbio che all’interno dei club, fino all’accelerazione degli ultimi giorni, si guardava anche al piano B, in particolare a uno scenario: quello di un decreto del governo, che avrebbe fornito un parafulmine giuridico per proteggere i club anche da una richiesta risarcitoria delle tv. Ora, la situazione è cambiata. E fra i club si mischiano tante posizioni diverse”.

Le tv chiedono uno sconto sulla stagione futura. A cui si deve aggiungere, per i club, il mancato risparmio sugli stipendi dei calciatori e l’estensione delle polizze assicurative.

Insomma, la ripartenza potrebbe non essere un grande affare dal punto di vista economico. Al tempo stesso, è ovvio che un vuoto temporalmente così lungo (ripartendo a settembre) rischia di diventare fatale per un bel pezzo di sistema. Il partito della ripartenza fra i club è in maggioranza. Robusta ma non schiacciante, perché diverse società sono ancora scettiche. Dichiarare il no alla ripartenza, seppure con la giustificazione dei troppi condizionamenti da rispettare, sarebbe una posizione anche politicamente molto complicata”.

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