Alla Gazzetta: «Occorreva una decisione forte. I medici sociali non se la sentivano di lasciare la loro attività e mettere a rischio gli altri. Avrei voluto riprendere a settembre: sono rimasto solo».
La Gazzetta dello Sport intervista il presidente della LegaPro, Francesco Ghirelli. In settimana, in assemblea, si è deciso di non ripartire con la Serie C.
«Vista la situazione bisogna metterci la faccia. Le decisioni sono coerenti, come quando a febbraio abbiamo bloccato le partite a Piacenza, in Lombardia e nel Veneto: mi ricordo le lamentele… Vede, mi ha ispirato la lezione inascoltata di Bill Gates del 2015, in cui disse che la vera guerra che ci aspetta è il virus, come poi è successo».
Occorreva una decisione forte, dice.
«Occorreva una decisione forte per un sistema che scricchiola. I 60 medici sociali non se la sentivano di lasciare la loro attività e mettere a rischio gli altri. Parlo con i presidenti delle squadre nelle zone più colpite, è angosciante. Avrei voluto riprendere a settembre: sono rimasto solo».
Le promozioni in B hanno scatenato grandi polemiche (oggi il presidente del Bari ne parla al Corriere dello Sport). Ghirelli risponde:
«Di proposte ne abbiamo fatte diverse. Il merito sportivo è un criterio storico della Lega Pro, già usato nei playoff e mai criticato. C’è stata una discussione trasparente, si è votato a scrutinio palese. S’è votato anche per giocare solo i playoff, sarebbero bastati i 28 voti delle squadre oggi qualificate e di altre vicine, ma ne sono arrivati solo 16: questo la dice tutta».
A decidere dovrà essere il Consiglio federale.
«Ho grande rispetto per le posizioni del Consiglio federale, così come ce ne deve essere verso una Lega che ha il 17%».