Sul Mattino. Distanziamento, igienizzazione, misurazione della febbre, turni per lavoratori e clienti, mascherine sempre, tranne a tavola. Lo chef: «Una cena non può trasformarsi in una roulette russa»
Ieri il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha incontrato i ristoratori per discutere su come e quando ripartire. Il Mattino scrive che ciascuna categoria ha presentato un suo protocollo di sicurezza, basato su distanziamento, igienizzazione, turnazioni di lavoratori e clienti e vigilanza sanitaria. L’indicazione che trapela dalla Regione e dai ristoratori presenti è che
“se nel fine settimana il trend dei contagi resta come è adesso se non addirittura più basso, e non ci saranno problemi di assembramenti e di gente che non indossa la mascherina, un pensierino perché già dall’inizio della prossima settimana le cucine possano riaprire sul serio il governatore lo farà”.
Sempre che il Governo dia il via dal 18 maggio.
De Luca spiega:
«L’obiettivo è mettere in campo tutto quello che è ragionevole poter fare ora affinché le progressive aperture siano il più possibile definitive, ed evitare con senso di responsabilità di tutti, di essere costretti poi a ulteriori chiusure, che sarebbero ancora più drammatiche».
Le categorie del food hanno esigenze diverse, ma ci sono delle linee comuni, stabilite nel protocollo portato dallo chef Gennarino Esposito.
Le aziende dovranno sanificare i locali «almeno due volte al giorno», fornire «detergenti e soluzioni disinfettanti per mani o salviette monouso al tavolo, le mascherine protettive, guanti monouso». Lavoratori e clienti potranno accedere ai locali solo dopo che sia stata misurata loro la temperatura corporea e, nel caso superasse i 37,5 gradi scatterà la quarantena.
E poi dovranno esserci le turnazioni tra lavoratori e ospiti, con il sistema delle prenotazioni.
“Con la separazione dei flussi di entrata e di uscita dal locale e il distanziamento anche all’interno delle cucine. Persino il conto dovrà essere portato al tavolo per evitare assembramenti e i pagamenti con le carte. Più o meno lo stesso disciplinare della Fipe – Federazione italiana pubblici esercizi – dove non si esclude l’utilizzo del plexiglass per separare i tavoli come già sta avvenendo in Lombardia, la regione più colpita dal virus”.
E’ lo stesso Gennaro Esposito a spiegare, al Mattino, alcuni dettagli del protocollo presentato.
«Anzitutto credo si perderà l’abitudine di bussare e vedere se ci sono tavoli liberi. Sarà infatti necessario prenotare per consentire di operare al meglio. Magari dopo aver già scelto cosa mangiare consultando il menu on line e ordinando prima di entrare. Appena si arriva si deve avere la mascherina, un mio collaboratore, come tutti, avrà a sua volta la mascherina e le misura la temperatura. Viene poi segnato in un registro che è a disposizione delle autorità nel momento in cui lei dovesse essere contagiato per tracciare i suoi movimenti».
Tutto super controllato. Perché l’epidemia esiste e il nemico, il virus, è pericoloso. «Una cena non può trasformarsi in una roulette russa».
Dopo la misurazione della temperatura, continua Esposito,
«Un collaboratore la porta al tavolo dove finalmente può togliere la mascherina. Ovviamente tutto è già in sicurezza, dalle tovaglie alle posate. Può scegliere il menu, se non lo ha già prenotato, dal cellulare».
Se ci si alza per andare in bagno o per andare a fumare, o se ci si avvicina ad un altro tavolo per salutare un amico, nell’attraversare la sala occorre indossare di nuovo la mascherina.
«Quando attraversa la sala deve sempre avere la mascherina. I tavoli saranno distanziati di due metri come prevede l’Oms. Nel bagno c’è tutta la procedura che sanifica l’ambiente».
Al momento del conto, si paga con la carta di credito, ci si rimette la mascherina e si è liberi di andar via quando si crede.
Tutto studiato, anche per l’inverno, quando si indosseranno i cappotti.
«Come sempre lo affida a noi che lo metteremo in modo tale da non farlo entrare in contatto con quello degli altri».
Inevitabili i cambiamenti anche in cucina.
«Qui si dovrà avere un minimo di distanza di sicurezza, almeno un metro. Certo, cambieranno anche in questo le modalità di lavoro. Certe preparazioni dovremo spalmarle su più tempo durante la giornata, inutile nasconderlo. Cambieranno le abitudini, così come è cambiato il nostro modo di prendere l’aereo dopo l’11 settembre».