Durissima lettera del sindacato al governo: «Non si può impedire la libera circolazione dei calciatori, non possono essere tenuti in isolamento»
Duro comunicato dell’associazione spagnola calciatori spagnoli che ha reso pubblica una lettera inviata ai ministeri della Salute, del Lavoro e al Consiglio Superiore dello Sport.
Il tema è il protocollo approvato per il ritorno in campo della Liga. In Spagna hanno anche il primo calciatore – Fali del Cadice – che si è rifiutato di tornare ad allenarsi.
L’Afe – associazione calciatori spagnoli – mostra la sua preoccupazione. Soprattutto per quel che riguarda i maxi-ritiri, ossia per le norme che vincolano le squadre all’isolamento prolungato. Si tratta – è scritto – di decisioni che possono influenzare la salute dell’atleta e potenzialmente incostituzionali se frutto di decisioni unilaterali da parte dei club.
I calciatori fanno sapere di non aver ancora ricevuto alcuna rispetto rispetto ai dubbi da loro sollevati. Ciononostante i calciatori hanno cominciato la loro attività sottoponendosi ai primi test.
Alcuni passaggi del protocollo – scrivono – sollevano dubbi su elementi caratterizzanti della definizione del loro status di lavoratori. Alcuni precetti si scontrano con i diritti individuali degli atleti, diritti devono essere salvaguardati. Sono una parte essenziale e dobbiamo difenderli perché uno stato di emergenza non invalida uno stato di diritto.
Scrivono che i quesiti insoluti restano gli stessi.
Che succede in caso di inosservanza del protocollo?
A proposito dei maxi-ritiri, con isolamento dei calciatori. Sono previsti per un minimo di tre o quattro settimane.
Ci riferiamo all’articolo 9 della Costituzione spagnola – quella relativa ai diritti e alle libertà -, che specifica che “gli spagnoli hanno il diritto di scegliere liberamente la loro residenza e di spostarsi sul territorio nazionale”
E ancora:
La libertà di movimento non è dettata esclusivamente dalle leggi nazionali, ma anche dalle norme comunitarie, e che la libera circolazione può essere sospesa solo quando viene dichiarato uno stato di eccezione o di allarme. Ecco perché siamo preoccupati per queste misure. Il confinamento – scrivono – non può essere imposto unilateralmente dai club.
Ricordano infine l’articolo 4 dello statuto dei lavoratori.
Nel rapporto di lavoro, i lavoratori hanno il diritto:
(e) al rispetto della loro privacy e alla dovuta considerazione per la loro dignità, compresa la protezione da reati verbali o fisici di natura sessuale.
E, senza dubbio, per l’assocalciatori spagnola, questi diritti, con i maxi-ritiri e l’isolamento, vengono meno.
In nessun caso, proseguono, “possono essere stabilite condizioni meno favorevoli a danno del lavoratore o contrarie alle disposizioni di legge e ai contratti collettivi”.
È chiaro, quindi, che non possono essere stabilite condizioni meno favorevoli o contrarie alle disposizioni di legge e ai contratti collettivi, estendendo questa affermazione all’impossibilità di disporre o rinunciare ai diritti.