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Rivolta contro il campo neutro: i piccoli club bloccano la ripresa della Premier

L’Aston Villa si unisce ai “ribelli”: le società contrarie salgono a 7. Lunedì la votazione: i big non hanno i voti. E rischia di saltare tutto il “Restart project”

Rivolta contro il campo neutro: i piccoli club bloccano la ripresa della Premier

Ora il circolo delle “piccole” ribelli può contare anche sull’Aston Villa. La Premier League è sotto scacco di una minoranza: i club in zona retrocessione rischiano di far saltare la ripresa della stagione.

Nonostante la decisione del governo tedesco di rianimare la Bundesliga (che varrà da precedente per le altre leghe ancora in standby) la situazione del campionato inglese è sempre più complicata. Le statistiche epidemiologiche continuano a essere sfavorevoli in Gran Bretagna, e il cosiddetto “Restart Project” prevede l’utilizzo di non più di 8-10 stadi per far disputare le 92 partite restanti in campo neutro. Una soluzione osteggiata da 7 club: Brighton, Hove Albion, Watford, West Ham United, Bournemouth, Norwich City e, adesso, l’Aston Villa.

La posizione dei Villans è quasi decisiva. Perché lunedì è prevista una votazione sulle proposte di ritorno al calcio giocato. E il campo neutro, per passare, necessita di 14 club su 20 a favore. Con l’Aston Villa i club contrari salgono a sette. Secondo Richard Bevan, amministratore delegato della League Managers Association, senza un accordo su questo punto la stagione potrebbe essere definitivamente cancellata.

Bevan dice che “il tempo non è dalla nostra parte e gli allenamenti devono riprendere il prima possibile”, per essere pronti ad un’eventuale ripresa del campionato per il 12 giugno. La rottura tra la maggioranza delle big e la minoranza rivoltosa però mette in fase di stallo ogni ragionamento ulteriore.

L’amministratore delegato dell’Aston Villa, Christian Purslow, avverte: “la retrocessione per noi sarebbe una catastrofe da 200 milioni di sterline”. E il fattore campo, nella lotta per non retrocedere – dicono i piccoli club – è fondamentale. Purslow sostiene che il progetto punirebbe squadre come il Villa, che finora hanno preso 17 dei loro 25 punti in casa. Concludere la stagione porterebbe entrate televisive, ma Purslow sottolinea che il costo finanziario della retrocessione sarebbe peggiore.

“Personalmente sono contrario – dice il dirigente – Siamo un club che si vanta di essere forte in casa. Due terzi delle nostre vittorie in questa stagione sono arrivate in casa. Abbiamo ancora sei partite da giocare in casa e penso che qualsiasi tifoso sarebbe d’accordo sul fatto che rinunciare a quel vantaggio sia una decisione enorme”.

La situazione è tale che alcuni propongono di annullare le retrocessioni per quest’anno, una misura estrema che però potrebbe essere l’unico modo per convincere le società in difficoltà a giocare il resto della stagione in stadi neutri. Difficilissimo che si vada in questa direzione. L’effetto boomerang è dietro l’angolo: con il Liverpool già praticamente certo di vincere la Premier League, l’effettiva cancellazione della lotta per non retrocedere eliminerebbe anche gran parte dell’appeal del campionato. Cosa resterebbe?

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