Per il Telegraph è l’idea sul tavolo per convincere anche i 6 club “ribelli” ad accettare l’ipotesi del ritorno in campo in campi neutri. Ma col Liverpool campione e senza lotta per la retrocessione il campionato perderebbe appeal
La Premier diventa ogni giorno che passa un cane isterico che si morde la coda cercando un modo terminare la stagione. Perché a dispetto delle posizioni ufficiali, che si riassumono brevemente in “aspettiamo che il governo ci dia il via libera”, sottotraccia la trattativa tra i 20 club è serrata. Il nodo, ora, sono i campi neutri: ci sono 6-7 squadre che sono restie. Brighton e Hove Albion, Watford, West Ham United, Bournemouth, Norwich City e, in misura minore, Aston Villa. Sono i club invischiati nella zona retrocessione, e per convincerli – dice al Telegraph un dirigente di uno top club inglesi – si pensa ad annullare le retrocessioni.
Ma questa misura estrema potrebbe essere l’unico modo per convincere le società in difficoltà a giocare il resto della stagione in stadi neutri. Perché su questa soluzione c’è una vera spaccatura in atto. Utilizzare solo 8-10 stadi, abolendo il fattore campo, penalizzerebbe le squadre più piccole. Ma l’effetto boomerang è dietro l’angolo: con il Liverpool già praticamente certo di vincere la Premier League, l’effettiva cancellazione della lotta per non retrocedere retrocessione eliminerebbe anche gran parte dell’appeal del campionato. Cosa resterebbe?
La Premier League non ha ancora deciso quali sarebbero gli stadi “adatti”. Ma un’analisi del Telegraph, basata sul sistema di classificazione che verrà utilizzato dalla polizia e dall’Autorità per la sicurezza dei campi sportivi, suggerisce che potrebbero essere gli stadi del West Ham, Manchester City, Manchester United, Brighton, Southampton, Arsenal, Leicester City e Aston Villa. Un grandino più sotto quelli del Wolverhampton, Bournemouth, Tottenham, Chelsea e Norwich. Sicuri esclusi Liverpool, Everton, Watford, Burnley, Sheffield United, Crystal Palace e Newcastle. I criteri chiave per la selezione includono la posizione dello stadio e il contesto esterno, ma anche la vicinanza o meno di focolai epidemici.
In ogni caso è tutto ancora in alto mare. In attesa che il governo si esprima, il 6 maggio, c’è da risolvere anche la “grana” protocollo sanitario per i giocatori, che dovrebbe essere approvato dal Public Health England, e che andrà rivisto in seguito alla notizia dei tre positivi tra i giocatori del Colonia.
In questo momento ci sono 14 squadre, in Premier, disposte ad andare avanti a tutti i costi, e con sei squadre minori che si oppongono non è ben chiaro cosa accadrebbe se si rifiutassero semplicemente di giocare.