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Sconcerti: Difendere questo campionato è una battaglia di retroguardia

Sul CorSera. Si è costruito un protocollo per quaranta giorni senza farsi domande sull’intera stagione prossima. La differenza è enorme? La coda del vecchio campionato vale 400 milioni, una stagione intera non ha prezzo

Sconcerti: Difendere questo campionato è una battaglia di retroguardia
during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Fc Juventus. (Hermann)

“Il calcio sta sprecando energia in una straordinaria battaglia di retroguardia”.

Lo scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera. Il concetto è questo: si discute di come giocare per quaranta giorni piuttosto che preoccuparsi di come si farà nella nuova stagione che inizierà a breve? Una cosa priva di senso.

“Quando parliamo di riprendere a giocare pensiamo a giugno e luglio, cioè a dodici giornate del vecchio campionato. Senza chiederci mai come potremo mettere in sicurezza le 380 partite della prossima stagione. Che senso ha cercare un protocollo per quaranta giorni e non uno per l’anno che seguirà di lì a un mese?”.

Tutti i medici, continua, dicono che dovremo convivere con il virus. Ieri c’erano ancora 2 mila contagi, quanti ce n’erano l’11 marzo scorso, quando fu decretato il lockdown. Il virus è ancora qui, anche se “meno forte, più stanco, più annoiato”. Tra le aziende che esistono quella del calcio è la più esposta al virus.

“Il calcio è più esposto di qualunque altra azienda. Non ha distanza di sicurezza, è fatto di uomini sudati che per definizione si cercano a vicenda. Vivono per forza in comunità, viaggiano, vengono massaggiati, curati, toccati continuamente. Hanno bisogno di sputare spesso per compensare il respiro. Come si possono proteggere una volta tornati nel mondo?”.

La soluzione del maxi ritiro ipotizzata per finire la stagione “non può essere moltiplicata” per tutto un campionato. Nessuno la accetterebbe.

“È qui che comincia il paradosso: si è costruito con fatica e polemiche un protocollo per quaranta giorni senza farsi nessuna domanda sull’intera stagione. Come si fa a non capire che la differenza d’importanza è enorme? Se la coda del vecchio campionato vale 400 milioni, una stagione intera non ha prezzo. Eppure è chiaro che in questo momento un prossimo campionato non esiste. Quale governo, quale ente sportivo, si prenderà la responsabilità di farlo ripartire? E con quali regole di sicurezza?”.

Si può accettare, continua Sconcerti, di “vivere il calcio con un moderato rischio di contagio”, come succederà nelle fabbriche e nelle strade.

“Si può decidere di andare avanti con piccolo sprezzo del pericolo anche in uno stadio. Ma ci sono le regole comuni, c’è il buon senso. Ci sono necessità. La positività di un giocatore costringerebbe almeno due squadre, un centinaio di persone, a fermarsi per due settimane. E non saremmo in piena estate ma nei mesi veri delle malattie e dello stesso virus”.

L’obiettivo su cui ci si concentra, dunque, è sbagliato.

“È tempo di cominciare a lavorare per mettere in sicurezza il prossimo campionato. Ripeto: oggi non comincerebbe. Già non esiste. Per farlo esistere di nuovo deve arrivare qualcosa di universale come un vaccino o grandi idee che ne curino il pericolo. Nessuno con le leggi di oggi si prenderebbe la responsabilità di farlo partire. Stiamo solo eliminando il problema eliminando la domanda. Ma se salta la stagione, allora sì, salta davvero l’intera industria del calcio, dai palloni alle partite, dai soldi alla distrazione sociale, alle televisioni, a chi costruisce scarpette e maglie, dai contratti dei calciatori ai tanti media che lo raccontano. Sarebbe un fallimento vero, totale. Vedo che tutti ormai parlano di mercato. È una soluzione corretta, la ricerca di un argomento alternativo. Ma per avere un mercato, serve un campionato. E quello adesso non c’è. Capite la grandezza dell’equivoco? Qualcuno se ne vuole occupare?”.

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