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I progetti per lo stadio San Paolo passano a due

I progetti per lo stadio San Paolo passano a due

Nei quotidiani che concedono molte pagine allo sport senza porsi limiti di qualità nell’occupazione degli spazi purché si riempiano, si è imposto un modo di fare imbarazzante e per certi aspetti fuorviante: a tutti gli ex calciatori o ex allenatori che entrano nel mirino – meglio se hanno indossato la casacca azzzurra, naturalmente – viene chiesta una intervista che in genere nessuno rifiuta. Anche perché è garantito il titolo a tutta pagina che diventa “richiamo in prima” se il personaggio è da copertina. La formula è rigorosa e, in qualche modo si ispira al principio del baratto: “Tu me dai ‘na cosa a me, io te do ‘na cosa a te”. Che, rapportato alla crisi dei tempi grami che viviamo, presenta il vantaggio non di poco conto di assicurare un interscambio culturale senza sborsare neanche un euro.

L’ultimo ad essere stato passato al setaccio è stato Gabriel Batistuta sorpreso a godersi il sole e il mare di Praiano ospite di un amico albergatore. E da lui, grazie a Dio, abbiamo appreso tre cose che ci tenevano in ansia e ci faranno da monito per tutto il campionato: 1) Higuain non si discute: meglio averlo che privarsene; 2) Non esiste il bomber che non sbaglia sotto rete o dal dischetto e il Pipita non fa eccezione alla regola (il concetto mi trova d’accordo, ma quando ho provato a enunciarlo ai tifosi del baretto di piazzetta Nilo per poco non mi hanno sbranato); 3) tutti gli argentini vogliono bene al Napoli e voi sapete i motivi. Non so voi, ma francamente trovo l’ammiccamento finale francamente delizioso. Perché si riferisce a Lui senza nominarlo e questo è il più grande omaggio che si possa fare ai grandi come Diego.

La notizia della settimana, però, è un’altra: i progetti per lo stadio San Paolo, come le pizze, sono diventati, come d’incanto, due. A Napoli succede spesso così, per giorni tiri la cinghia poi arriva, inaspettato, il giorno dell’abbuffata. La storia è nota: per un tempo immemorabile i napoletani hanno implorato uno stadio a misura del ranking internazionale raggiunto dalla squadra ma anche, e forse soprattutto, per porre fine alle figuracce europee che la vetustà del San Paolo ci ha procurato in Europa ed è legittimo, quindi, che ora si stenti a credere che in pochi giorni ne abbiamo a disposizione addirittura due. Bene, ma una cosa lasciatecela dire: dal momento che un progetto per il restyling di uno stadio che se ne cade a pezzi non è una cosa che si improvvisa dalla sera alla mattina è lecito chiedersi chi lo ha tenuto per più tempo nel cassetto aspettando, evidentemente, il momento più propizio per presentarlo? In proposito il presidente De Laurentiis, impegnatissimo nella campagna acquisti che sta venendo incontro ai desideri del nuovo allenatore, si è guardato bene dal rispondere e prosegue per la sua strada che è poi quella disegnata dall’architetto Gino Zavanella. E sembra non temere confronti per il “suo” stadio. Un’ultima considerazione: i due elaborati, a giudizio di chi si intende di queste cose, si somigliano perché entrambi si ispirano al concetto di una “bombonera” da 45mila posti al più, senza più la pista d’atletica e con una serie di strutture commerciali a far da cornice. E cassa.
Carlo Franco

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