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Perché il Comitato tecnico scientifico ha bocciato il Protocollo Figc

La Gazzetta: troppo rischiosi i maxi-ritiri. Problema etico per test e tamponi. E al primo positivo per gli scienziati va fermato tutto 

Perché il Comitato tecnico scientifico ha bocciato il Protocollo Figc

Nella riunione di ieri, il Comitato tecnico scientifico ha bocciato il protocollo Figc. Servono ulteriori integrazioni.

I dubbi principali riguardano l’impossibilità di gestire in sicurezza i gruppi squadra, scrive la Gazzetta dello Sport.

“C’è un punto di scetticismo sottolineato in rosso: i numeri del cosiddetto gruppo squadra”.

Il maxi ritiro che dovrebbe blindare tutti per avvicinarsi al rischio zero impedendo i contatti con l’esterno

“comprenderebbe inevitabilmente non solo lo staff tecnico – calciatori, tecnici e preparatori – ma anche quello logistico e medico, dai magazzinieri ai fisioterapisti. Fra le 50 e le 70 persone, un numero che viene ritenuto molto alto”.

Il problema riguarderebbe, a maggior ragione, le trasferte.

“I movimenti, il pullman dal ritiro allo stadio di casa o il viaggio in trasferta. Un percorso che per gli scienziati è esposto a troppe, potenziali fragilità”.

Altro tema è quello dei tamponi e test.

L’altro punto è la disponibilità di tamponi e test sierologici. Più i primi dei secondi (il 4 maggio si dovrebbe arrivare alla validazione definitiva). È probabile che la situazione si possa normalizzare in tempi relativamente brevi senza che si rischi di dare l’idea di una corsia preferenziale per il calcio. Di certo l’operazione avrebbe un costo molto alto. Sopportabile per la A, impossibile già dalla serie B”.

Infine il problema numero uno resta quello dell’eventualità di una positività all’interno del «gruppo squadra».

È stato il tema della discordia fra i medici nella riunione di mercoledì scorso con Spadafora. Continua a esserlo, peraltro non solo in Italia. Il protocollo Figc ha studiato dei meccanismi che consentano di circoscrivere la positività senza fermare tutto: isolamento immediato del calciatore o del membro della staff contagiato, doppio tampone per tutti nelle 24 ore, doppio test sierologico a 5-7 giorni di distanza, ripristino del distanziamento (ci si allena ma senza contatti e partitelle). Per il Comitato tecnico scientifico non si scappa: vanno messi in quarantena i contatti ravvicinati della persona trovata positiva (quindi, come minimo, squadra e tecnici). Una situazione che di fatto azzererebbe tutta l’operazione ripartenza perché a quel punto bisognerebbe bloccare tutto per due settimane”.

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