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Quando ricomincia la scuola (ovviamente nessuno lo sa)

A stento c’è il Piano A (la didattica a distanza). Oltre le parole di Conte c’è ben poco. La ministra Azzolina è speranzosa, parla sempre al futuro. Ma il presente?

Quando ricomincia la scuola (ovviamente nessuno lo sa)

Sulla Fase 2 le indiscrezioni si sprecano. Conosciamo la data orientativa in cui riapriranno i negozi, i bar e i ristoranti. Sappiamo in linea di massima come si organizzeranno le spiagge, che i bambini potranno uscire con i propri genitori, ma nessuno ci ha ancora detto quando e se riapriranno le scuole. Solo una certezza: per quest’anno restano chiuse. E una ipotesi: che non riaprano nemmeno a settembre. Anzi, no, perché Conte stamattina, a Repubblica, ha dichiarato che a settembre gli istituti funzioneranno di nuovo.

Gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, del resto, sono contrari alla riapertura degli istituti. Uno dei più contrari è Franco Locatelli, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Già a metà aprile, ospite di Fazio a ‘Che tempo che fa’, si espresse in merito:

«Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno».

A distanza di un mese, solo tre giorni fa, ha ribadito il concetto. Il consiglio dato al Governo, ha detto, è stato di non riaprire le scuole.

«Una riapertura delle scuole in concomitanza con quella delle attività economiche avrebbe comportato andare oltre e non poco l’indice di contagiosità. Abbiamo suggerito di rimandare e poi lasciato la scelta al ministro dell’Istruzione e al Governo».

Il motivo è che è vero che i bambini sono colpiti meno dal virus, ma sono ugualmente contagiosi per gli adulti. Lo ha spiegato, in un’intervista a Il Giornale, Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria.

«A livello nazionale quelli tamponati sono poco più di duemila e fatte rarissime eccezioni con patologie pregresse, hanno sintomi lievi, assenti o moderati. Ma il discorso della contagiosità vale anche per loro».

Se si riaprissero le scuole ci sarebbe il problema di come far rispettare il distanziamento sociale – che dovremo tutti mantenere dal 4 maggio in poi – ai più piccoli. Come tenere lontani tra loro bambini e ragazzi? Chi li controllerebbe? Non ci sarebbe, nelle scuole, personale a sufficienza.

Finora il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha continuato a rimandare, a eludere le domande (e forse anche i problemi), come se la scuola, che pure si trova a dover gestire, non esistesse, come se fosse l’ultimo dei problemi. C’è la didattica a distanza, va bene così. Che poi neppure tanto, visto che, secondo i dati del Miur, la “Dad” non è riuscita a raggiungere del tutto il 20 per  cento degli studenti. Cosa a cui il Ministero ha cercato di ovviare, almeno in parte, investendo 70 milioni di euro per comprare tablet da dare in comodato d’uso per gli studenti.

Il Post riporta le parole del portavoce della Azzolina, Giuseppe De Cristofaro. Dichiara che il Ministero sta lavorando per «immaginare un rientro fatto bene a settembre».

Per il momento, De Cristofaro ha escluso un’apertura scaglionata delle scuole a seconda delle regioni e del contagio avvenuto in esse, e pure il prolungamento dell’anno scolastico oltre giugno, ipotesi peraltro già scartata dalla Azzolina a marzo. Questo perché «in molte scuole non si può fare lezione senza aria condizionata», ma anche perché non si vuole privare i bambini dell’estate e delle giornate all’aperto dopo molti mesi passati chiusi in casa.

Ma non c’è un piano B, neppure C, o D, non ci sono prospettive, insomma. Neppure idee, quantomeno condivise. Né con i sindaci, che ognuno a suo modo immagina delle soluzioni, anche in termini di campi estivi, né con i genitori, che devono ancora capire dove ‘piazzare’ i propri figli dal 4 maggio, quando cioè riapriranno alcune attività produttive.

E neppure i ragazzi sanno che fine faranno. Non ci sono notizie certe circa l’esame di maturità. Non ce ne sono sull’esame di terza media.

Qualche elemento, invece, sulle prove Invalsi, lo forniva ieri il Messaggero. Dovrebbero essere rimandate a settembre. Serviranno a capire dove sarà necessario recuperare dopo il lungo stop alle scuole.

“Il test potrebbe arrivare alla riapertura delle lezioni, su base volontaria e non con uno scopo valutativo: l’idea è quella di aiutare i docenti nell’organizzare il recupero”.

Non avrebbero dunque una funzione valutativa ma fornirebbero solo delle informazioni ai docenti, che, quindi, saranno liberi di scegliere se utilizzarli o meno.

Intanto? Tutti promossi, anche se senza 6 politico. A districarsi, nella valutazione degli studenti, dovranno essere i professori, che, su indicazione della Azzolina, dopo un mese e mezzo di buio totale e di assoluta anarchia nel gestire la didattica a distanza – che quindi è gravata, in buona parte, sulle spalle dei genitori -, hanno infatti iniziato ad utilizzare un po’ ovunque la modalità delle lezioni online.

Insomma: quando riapriranno le scuole? Non si sa. Conte dice a settembre. Ma come? Ci sono moltissimi interrogativi sul banco, posti anche dall’assessore all’Istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri.

Ma il governo è al lavoro. Oh sì! La Azzolina ha nominato un Comitato di esperti di 18 membri. Psicologi, presidi, architetti ed esperti informatici uniti per deve capire cosa e come fare.

Peccato, però che, nonostante le scuole siano chiuse quasi ovunque dal 5 marzo, e in alcune regioni addirittura dal 24 febbraio, il comitato si sia insediato solo il 23 aprile scorso. Tre giorni fa.

Ma la Azzolina è contenta, e questo ci fa piacere. Sul sito del Miur ci sono le sue parole, piene di speranza.

“Lavoreremo a come ripartire e a come farlo in sicurezza, tutelando la salute di tutti. Daremo risposte al personale, alle famiglie, ad alunni e studenti, dai più piccoli, i bambini, ai più grandi, i ragazzi dell’ultimo anno di scuola. È un lavoro delicato e importante. Abbiamo subito due priorità: sostenere le famiglie coinvolte dalla chiusura delle scuole e lavorare per garantire gli Esami di Stato del secondo ciclo, che noi auspichiamo si facciano in presenza”.

Tutto al futuro, l’unico verbo che la ministra sembra conoscere in ogni sua esternazione. Ma il futuro arriva in un attimo. E la vita dei ragazzi (e delle loro famiglie) è adesso. La scuola, in tutto questo, dove sta?

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