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Castellacci l’ex medico della Nazionale: «Tanti colleghi dei club mi dicono: “Non si può ripartire”»

A La Stampa. Oggi lavora in Cina: «Lì non si parla di campionato. Non ci si rende conto della responsabilità sanitaria e penale del medico sociale».

Castellacci l’ex medico della Nazionale: «Tanti colleghi dei club mi dicono: “Non si può ripartire”»

La Stampa intervista Enrico Castellacci, per 14 anni responsabile dello staff medico della Nazionale e oggi consulente del Guangzhou Evergrande di Cannavaro nonché presidente della Lamica (Libera Associazione Medici Italiani del Calcio).

«Avevo detto che non era un’eresia bloccare tutto perché in Cina mi sono reso conto di quanto fosse impenetrabile ed estroverso il virus. Là, nonostante due o tre mesi di vantaggio sull’emergenza, non si parla ancora di riapertura del campionato».

«In Italia tutte le società possono mettere e mantenere in sicurezza i centri sportivi? Ci sono strutture per creare tanti
piccoli spogliatoi? Che staff medico servirebbe per controllare tutti i giorni giocatori, tecnici e persone a contatto
con la squadra e ogni quattro fare i tamponi?»

I suoi colleghi nelle varie squadre che le dicono?

«Sono stato inondato da una marea di messaggi che dicono: “Non siamo in grado”. Non ci si rende conto delle problematiche, della figura e della responsabilità sanitaria e penale, del medico sociale, unica categoria ancora non contrattualizzata a livello federale. Non è una polemica perché non siamo stati interpellati, ma una forma di collaborazione per far sì che le linee guida siano applicabili. Capisco le problematiche economiche del calcio, ma stiamo attenti: il Covid-19 non sparirà di colpo, bisognerà conviverci».

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