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Fauci: non mi fido del farmaco di Trump, dall’Italia stiamo imparando molto

L’immunologo a capo della task force della Casa Bianca a Repubblica: “Stiamo sperimentando molti medicinali, alcuni conosciuti, e testando già due vaccini: siamo a buon punto, saranno disponibili entro un anno, un anno e mezzo”

Fauci: non mi fido del farmaco di Trump, dall’Italia stiamo imparando molto

 

“L’Italia è stata colpita molto severamente dal virus. Avete medici competenti ed eroici che sono stati travolti da uno tsunami ed è stato difficile trovare il passo. Dalla vostra esperienza abbiamo imparato quanto questo virus, incontrollato, può essere micidiale”.

Anthony Fauci è l’uomo che tutti guardano mentre Trump parla in conferenza stampa. Se ne sta dietro il Presidente e dalle sue espressioni capisci se sta parlando a vanvera o meno. Repubblica intervista l’immunologo italoamericano a capo della task force della Casa Bianca per la lotta al Covid-19. Fauci spiega che l’Italia, nel bene o nel male è un esempio in questa emergenza mondiale, e che a differenza del suo “capo” da scienziato non può permettersi di promuovere farmaci che non hanno ancora mostrato significative evidenze scientifiche di efficacia. Nemmeno, appunto, se Trump va in direzione opposta:

“Stiamo sperimentando molti medicinali, alcuni conosciuti, compresi quelli a base di clorochina e idrossiclorochina proprio per mettere ordine alla confusione e stabilire protocolli certi. E testando già due vaccini: siamo a buon punto, saranno disponibili entro un anno, un anno e mezzo.  Il presidente parla di quei farmaci sulla base di aneddoti, come lui stesso li definisce. Notizie certamente suggestive riguardo a guarigioni di persone sottoposte a quei trattamento. Ma io sono uno scienziato. Gli aneddoti non mi bastano. Il mio compito è fornire le prove certe che determinati farmaci funzionano. E a ora, la sperimentazione clinica su clorochina e idrossiclorochina è avvenuta in maniera troppo casuale per avere certezze sulla sua efficacia”.

Fauci dice di avere un ottimo rapporto con Trump, e che si fa troppo attenzione a lui. Ma soprattutto segna una strada per l’uscita dal tunnel, quella che ormai in molti hanno cominciato a comprendere: sarà lunga.

“La gente deve capire che cosa succede, che cosa deve fare e perché. Prima di tornare a una forma nobile di esistenza dovremo ancora convivere con la miseria del virus. Quando lo avremo mitigato continueremo a prendere accorgimenti per impedirne il ritorno violento. Affronteremo ancora tempi difficili e serve solidarietà e impegno. Ma ce la faremo. Finirà”.

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