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Boris Johnson voleva imitare Churchill, ora in gioco c’è la credibilità della Gran Bretagna

Stavolta i russi avevano quasi ragione. Downing Street: «È ancora cosciente». L’annunciatrice tv costretta a scusarsi per il sorriso alla notizia della sua positività

Boris Johnson in terapia intensiva è la notizia politica del momento. Ovviamente se ne occupano tutti i quotidiani.

Così comincia  Repubblica:

«È ancora cosciente». La precisazione che giunge da Downing Street poco dopo le venti è raggelante. Ora non è più un mistero: Boris Johnson è grave. Il coronavirus che lo ha contagiato, autoisolato a Downing Street per dieci giorni con febbre e tosse e costretto al ricovero in ospedale domenica sera durante uno straordinario discorso di Elisabetta II, ora l’ha spedito addirittura in terapia intensiva. «Per precauzione», precisano da Downing Street, perché «non è attaccato a un ventilatore». Ma sempre «per precauzione», dicevano, era stato ricoverato l’altro ieri al St Thomas, ospedale pubblico di fronte al Parlamento di Westminster.

Repubblica ricorda:

Johnson era colui che fino a qualche settimana fa si vantava a Downing Street di «stringere mani a chiunque». Il suo staff scientifico ha teorizzato l’immunità di gregge anti coronavirus per poi fare amara retromarcia quando la sanità pubblica sarebbe collassata. La stessa cui si affida ora Johnson, dopo averla lodata in ogni suo discorso, e che a questo punto deve salvarlo a tutti i costi. Perché Johnson ha applicato alla lettera i confortanti consigli che lui e i medici danno ai britannici: «Se avete sintomi di coronavirus, tranquilli: restate a casa per una settimana ». Insomma, c’è in gioco una posta enorme. Il destino del premier ma anche la credibilità di un intero apparato medico, sanitario, nazionale.

Tutti ricordano le sue dichiaraziondi quasi un mese fa. La Stampa scrive:

Quando Johnson ha fatto sapere di essere stato contagiato, un’annunciatrice della tv ha sorriso nel dare la notizia e ha poi dovuto scusarsi. Ma a molti è venuto da sorridere, perché quella triste novità è apparsa come una catarsi che trasformava per l’ennesima volta gli annunci di Johnson in una tragedia, questa volta personale. Ma è stato l’ultimo tentativo di assomigliare a Churchill, avvenuto tre giorni fa, a costare caro al premier britannico. Febbricitante, pallido e malato, Johnson ha voluto farsi fotografare davanti al numero 10 di Downing Street con un braccio alzato, nella stessa identica e famosa posa che aveva assunto Churchill, rinunciando solo a fare con le dita il segno della V di vittoria, perché non c’era nessuna vittoria da celebrare. Johnson aveva probabilmente la febbre alta, ma come Churchill aveva voluto indossare solo una giacca in una giornata fredda. E’ stata quell’imprudenza ad aggravare la sua condizione? Forse sì.

Il Corriere della sera sottolinea:

si è trovato a dover prendere decisioni che cozzavano con i suoi istinti: Johnson è un ultra-liberale, anzi un libertario, e l’idea di promulgare divieti come quelli richiesti dall’epidemia faceva a pugni con le sue convinzioni. Anche per questo ha esitato, nella speranza che la Gran Bretagna potesse fare a meno di seguire la «via italiana». E dicono che in questi giorni non vedesse l’ora di riaprire tutto e far ripartire il Paese.

Il Giornale ricorda che

nella stessa giornata, per un macabro scherzo della sorte, quella notizia diffusa ieri dall’agenzia russa Ria Novosti e rilanciata anche da Rai News, che dava il Primo ministro già in terapia intensiva, attaccato ad un ventilatore – e smentita da Downing Street come «parte della narrativa di fake news in atto fin dall’inizio della crisi da Covid» – diventa quasi vera.

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