Intervista al CorSera: «Qui parliamo di morti, ospedali, salute. Solo chi vive a Brescia o Bergamo sa quello che stiamo passando. È come la guerra. La prima cosa che farò sarà una corsa. Anzi, un tiro in una porta vera»
Il Corriere della Sera intervista il centrocampista del Brescia, Sandro Tonali. Si dice a favore della linea dettata da Cellino: stagione finita.
«Sto col presidente. Giocheremo solo se e quando sarà davvero possibile, non un giorno prima. Si è giocato anche troppo, prima di interrompere. Ricordo l’atmosfera surreale della partita col Sassuolo, l’ultima. Non aveva senso. Qui parliamo di morti, di ospedali, di salute. Il pallone è una festa. Io posso anche essere pronto a giocare, ma la gente lo è? Festeggiare per un gol? Arrabbiarsi per una sconfitta? Con quello che sta succedendo? Non scherziamo. La mia famiglia è a Lodi, io vivo a Brescia. Non vedo il mio papà e la mia mamma da due mesi. Il calcio è una cosa, la vita vera un’altra. E lo dice uno per il quale il calcio è tutto, un sogno che si sta avverando».
La salute prima di tutto. In ogni caso, quando si tornerà in campo, il Brescia non sarà più lo stesso.
«Giocheremo anche per chi sta soffrendo, per chi ha perso un nonno o un papà, per chi allo stadio non ci sarà. Daremo quello che non siamo riusciti a dare fin qui. Perché solo chi vive a Brescia o Bergamo sa quello che stiamo passando. È come la guerra. Da fuori forse non si può capire. Ma credo che tutti usciremo migliori da questa emergenza mondiale».
Tonali racconta che l’emergenza gli sta insegnando a dare il giusto peso alle cose. Abita in un piccolo paese fuori Brescia, dove si sentono ambulanze passare ad ogni ora del giorno e della notte, l’emergenza si tocca quasi con mano. E non riesce a non pensare a chi in questo momento soffre ed è solo. Di una cosa è certo, la prima cosa che farà, quando tutto sarà finito, sarà:
«Una corsa. Anzi, un tiro in porta, in una porta vera»
Il centrocampista non pensa al calciomercato, nonostante per lui fiocchino proposte.
«Non ci penso, non m’importa, non ora. E non lo dico così, per sviare. A me interessa chiudere al meglio la stagione, perché sento di avere ancora molto da dare al Brescia e a Brescia, che ha creduto in me. Poi, vedremo».
Confessa di tifare Milan e che «Gattuso era il mio idolo». Quanto al paragone con Pirlo:
«Colpa dei capelli. Non mi dà fastidio, figuriamoci, però per me non è un paragone adatto. Avere somiglianze è una cosa, ma poi in campo è tutto diverso, Pirlo aveva una qualità pazzesca. Non so chi riuscirà a raggiungerlo».