I Comuni dovranno distribuire pacchi e buoni spesa a poveri e nuovi poveri, ma le risorse sono insufficienti e i tempi lunghi. La Caritas investe 2 milioni e distribuisce alimenti da Nord a Sud
L’allarme povertà non riguarda solo il Sud. Anche al Nord sono in tanti ad essere rimasti senza soldi, con la chiusura delle attività economiche. Il problema è diventato trasversale e ovunque i Comuni sono impegnati a cercare di distribuire pacchi e buoni spesa a poveri e nuovi poveri che non possono mangiare. Lo scrive La Stampa. Non solo precari e lavoratori a nero, ma anche lavoratori atipici e commercianti ai quali l’emergenza sanitaria ha tagliato le gambe.
“Secondo Caritas italiana, le richieste di aiuti alimentari sono aumentate in tutto il Paese dal 20 al 50 per cento. Richieste alle quali la Conferenza episcopale ha risposto mettendo a disposizione due dei dieci milioni utilizzati dalle 218 Caritas diocesane per interventi di prima emergenza, con pacchi da asporto, pacchi a domicilio e buoni spesa. Altri quattro milioni sono stati destinati ai territori più colpiti dall’epidemia”.
I Comuni, invece, sono chiamati a distribuire la loro quota dei 400 milioni messi a disposizione dal governo.
In soli 4 giorni, a Palermo, sono arrivate 15 mila domande. Tanto che il Comune ha dovuto sospendere l’accettazione delle richieste fino a lunedì, per avere il tempo di esaminare quelle già arrivate. Ma oggi saranno già chiamate le prime famiglie. Fondamentale, per disinnescare la bomba sociale, è dare un segnale. Le risorse messe a disposizione dallo Stato per la città siciliana sono 5 milioni. A questi si aggiungono i 100 milioni messi in campo dalla Regione Sicilia.
Ma come saranno forniti gli aiuti? Il tema non è facile. Non è pensabile di mettere in giro buoni cartacei e neppure puntare sul digitale, visto che in tanti non hanno le conoscenze per accedervi. Sarà dunque necessario che i cittadini si rechino fisicamente in una delle postazioni che il Comune allestirà nelle circoscrizioni, per completare la procedura e ritirare il buono pasto.
A Milano il Comune ha a disposizione circa 7 milioni. Si punta a raggiungere 50-60 mila famiglie con circa 150 euro per due mesi. Tre le ipotesi allo studio:
“potenziare la distribuzione del pacco alimentare già attivata in città da un mese, intercettare le famiglie in maggiore difficoltà economiche che nei mesi scorsi avevano fatto richiesta di un sostegno e per le quali non c’erano risorse, infine individuare i nuovi poveri scaturiti dall’emergenza”.
Bologna ha 2 milioni e mezzo a disposizione, e una platea di 6700 persone. Si attrezza a dare buoni spesa dematerializzati tra i 150 e i 600 euro, a seconda del nucleo familiare.
Roma è la città che ha avuto più di tutte le altre: circa 15 milioni. Ma le procedure sono state centralizzate su Roma Capitale, con l’estromissione dei municipi. E le richieste chiuderanno il 16 aprile, poi dovranno essere esaminate. Arriva, ovviamente, l’allarme delle circoscrizioni:
“Probabilmente il buono spesa arriverà alla fine di aprile mentre l’urgenza è adesso”.