Lo racconta a Repubblica il produttore Marco Balich «Metteremo in scena il mondo nuovo che rinascerà da questa crisi»
Marco Balich, produttore esecutivo di quella del 2020 adesso rinviata al 2021, racconta a repubblica come ha pensato di impostare la cerimonia di apertura dei prossimi giochi. La sua idea è quella di descrivere come è cambiato il mondo dopo il coronavirus
Le cerimonie olimpiche devono «celebrare gli atleti e i valori dello sport, ma anche raccontare il momento che siamo vivendo e il Paese che le sta organizzando». E a maggior ragione lo show che segnerà il via della prima edizione rinviata dell’era moderna dovrà cambiare: «Saremo chiamati a testimoniare che cosa è accaduto con il coronavirus e a
mettere in scena il mondo nuovo che rinascerà da questa crisi».
Ma come farete a incorporare un dramma come il coronavirus in quella che, appunto, è una festa?
«Non potremo ignorare questa enorme rivoluzione e questa sciagura. Saremo chiamati a interpretare questo terribile 2020 e per farlo è necessario ripartire dai principi fondamentali, che sono anche alla base dello spirito olimpico: la solidarietà, la generosità, lo riscoprirci comunità globale. Siamo tutti collegati, nel bene e nel male, e insieme dovremo combattere l’egoismo. Il mondo nuovo che nascerà sarà più forte e spero che accantoni separazioni e sovranismi. Anche l’universo sportivo non potrà essere più lo stesso».
Come cambiera?
«Non abbiamo ancora capito il perimetro delle conseguenze sulle distanza sociale. Il mondo ha bisogno di sport, ma proprio lo sport dovrà essere uno dei primi campi ad abbracciare le regole di convivenza che saranno modificate dal virus».
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